Pio IX e il Risorgimento Italiano

CONTRIBUTO ALLA VERITA’

PIO IX E IL RISORGIMENTO ITALIANO

Ma le riserve più intralcianti per l’esaltazione di Pio IX sono di ordine politico. Qualunque sia il suo posto nella storia sacra, è il suo operato nelle vicende umane che non gli si perdona. Ancor oggi gli ambienti progressisti e laici italiani – l’informazione stessa che si dà nelle scuole attraverso i libridi testo – considerano Pio IX il retrogrado pontefice che ha opposto resistenza all’unificazione d’Italia ed ha imposto ai cattolici di non collaborare al progresso del nuovo Stato.

Dogma storiografico che si è creato già dopo il 29 aprile 1848, si è trascinato fra appassionate apologie di cattolici (il Papa buono) ed astiose denigrazioni anticlericali (il Papa traditore), giungendo fino a noi senza essere sostanzialmente smentito nemmeno da recenti poderosi contributi documentari di studiosi ecclesiastici (Aubert e Martina). La tesi largamente maggioritaria, condivisa cioè da storici laici e da alcuni ecclesiastici, edulcorata nella forma ma sempre negativa nella sostanza, è che il papa Mastai non ha compreso l’ideale posizione della Chiesa in ordine alla questione politica italiana, donde comportamenti, non solo dannosi alla causa risorgimentale ma pregiudizievoli per un esito accettabile anche sul piano della ideologia cattolica.

A ciò sarebbe stato indotto da carenze di spirito profetico, di lume teologico, di senso storico e politico, nonché da superficialità, emotività ed instabilità psichica.

Noi abbiamo ripercorso per nostro conto la letteratura piana, riesaminato la documentazione più recente, di certo non pregiudizialmente faziosa, dell’Aubert e del Martina, aggiungendovi quella – non tutta utilizzata finora a questo scopo – proveniente dall’Archivio, dall’Epistolario, dalla Missione Diplomatica, dagli Scritti Autobiografici Inediti di Antonio Rosmini (G.F. Radice) e ne abbiamo tratto la convinzione della refutabilità di quel dogma storiografico. Quella immagine di Pio IX è una vera e propria contraffazione. Una risposta che necessariamente è sbagliata – questo diciamo come attenuante per gli storici ecclesiastici menzionati – perché malamente è stato posto il problema storico-critico.

Per cui nostra intuizione e nostro impegno è stato ed è – non tanto di ricostruire o riesaminare filologicamente i fatti, ormai interamente ed esattamente noti – ma di reimpostare su nuove basi il problema.

NON IDEOLOGIA MA CRITERIO STORICO

Dovrebbe ormai essere owio che un giudizio equo sul rapporto Pio IX e Risorgimento non può venire dall’interno delle posizioni ideologiche. Su questo piano e data l’antiteticità della concezione cattolica della Chiesa e della concezione liberale-illuministico della religione e dello Stato, non può ottenersi altro che il rifiuto, da parte cattolica, della soluzione storica della questione italiana (compresa Roma capitale), e, da parte dei liberali, del comportamento di Pio IX. Per i liberaliilluministi le religioni sono tutte riconducibili esclusivamente alla cultura (nessuna Rivelazione) e valutabili culturalmente; sono tutte “affare privato o di coscienza” senza rilevanza e incidenza sul civile-pubblico; lo Stato è detentore e fonte di ogni diritto. Per i cattolici la Chiesa è società perfetta e autonoma (dallo Stato), d’istituzione e costituzione divina (rivelata), con giurisdizione anche sui campi civili-pubblici (matrimonio, scuola, famiglia. . . ).

Per capire e giudicare obiettivamente, senza pregiudizio, le due posizioni in ordine ala Questione Italiana (e Romana), bisogna stare sul piano storicodocumentale, e tener conto di questi dati:

  • era legittima l’aspirazione del Risorgimento all’unità politica degli Stati italiani. Era diversa la via proposta da Repubblicani, Federalisti, annessionisti (al Piemonte)…. Tutti, anche i cattolici, pensavano alla fine dello Stato pontificio come era stato gestito sino ad allora; ma la maggioranza dei cattolici, federalisti e/o annessionisti, riteneva che dovesse rimanere garantita -preferibilmente a livello internazionale – l’indipendenza del magistero e ministero Papale.
  • Lo Stato pontificio era legittimo almeno quanto quello di toscana, delle Due Sicilie, del Lombardo Veneto (Austria), del Piemonte. E nessuno aveva il diritto di usurparlo. Quanto alla “sovranità popolare” secondo cui avrebbe dovuto decidersi il regime politico di uno Stato, si nota che essa è stata messa in gioco a senso unico: solo per giustificare l’annessione degli Stati italiani al Piemonte, con plebisciti a suffragio ristretto e predeterminato. La sovranità non fu “del popolo” in nessun senso. Pio IX era il sovrano legittimo dello Stato della Chiesa e non aveva alcun obbligo di abdicare e di decretare la fine del suo Stato (semmai aveva l’obbligo opposto: per giuramento). Ma Pio IX era anche, e soprattutto, il Papa della intera e universale Chiesa Cattolica, e a questo titolo, non poteva essere, semplicemente, messo nello stesso “piano politico” (magari in posizionecontraria) di un Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, (di un Cavour, di un Garibaldi e di un Mazzini), di un Leopoldo II di toscana, di un Ferdinando II delle Due Sicilie. E consta (da dichiarazioni ufficiali, più ed oltre che da esternazioni occasionali e di situazione) che a Pio IX premeva affatto la conservazione dello Stato pontifcio in quanto tale, bensì la libertà ed indipendenza del Papato.

Questa, dai conservatori intransigenti (i Cardinali Gizzi e Lambruschini, i Gesuiti della Civiltà Cattolica), si considerava garantita soltanto dalla indipendenza dello Stato pontificio, perciò irrinunciabile; dai conservatori moderati e dai cattolici liberali, o non necessariamente garantibile o diversamente garantibile: autonomamente dal nuovo Stato italiano – in cui però la stragrande maggioranza dei Deputati era di idee liberali ed anticlericali per trasferimento della Sede Pontificia in altro continente o Stato (dove però si sarebbe posto nuovamente il problema), o per “abbandono totale” alla… Divina Provvidenza.

ORIGINALITA’ DI PIO IX

Rispetto agli orientamenti della intellighenzia cattolica quale fu la sceltadi campo di Pio IX. Pio IX si lasciava informare e consigliare dalle diverse parti (Antonelli, Corboli Bussi, Rosmini). ascoltava, rifletteva (tutt’altro che macerarsi nell’indecisione!)… e poi (anche a costo di contrariare qualcuno, come Rosmini che pure stimava tanto) assumeva posizioni, che non raramente erano originali: quelle che gli imponeva la sua coscienza ed il ruolo riflesso di Pastore e Capo della Chiesa universale, ruolo e responsabilità – anche sulla questione italiana – ben diversi da quelli dei suoi consiglieri. Pio IX:

1  rivendica il diritto degli Italiani ad una loro nazionalità libera e indipendente

2 declina la presidenza della confederazione degli Statuti italiani “perchè dannosa all’Italia” e “perchè la santa Sede non ha l’intenzione di dilatare i suoi temporali dominii bensì quelli del Regno di G.C.”

3 afferma i suoi diritti sovrani, la necessità ed inalienabilità dello Stato della Chiesa, ma come condizione provvidenziale storica (non metafisica né teologica: “nell’ordine attuale della Provvidenza”, “finché duri questo ordine di Provvidenza”) dell’indipendenza del Papato nell’esercizio del suo magistero e ministero spirituale “cattolico”

4 ricusa la definizione dogmatica della necessità assoluta del dominio temporale

5 non si sente attaccato, più che per via dell’indipendenza spirituale che gli garantisce, alla sovranità temporale (“io non mi curo del regno per il regno, né del comando pel piacere di esercitarlo; io aborrisco anzi da ogni fasto di dominazione… e che sono mai i regni di questa terra? Essi non sono che una miseria, ed una grande miseria!”)

6 non si vede offerta alcuna altra via praticabile e garantita di indipendenza della funzione pontificia all’eventuale venir meno della sovranità temporale (“io non posso ammettere certe richieste né conformarmi a certi principi”: quelli, ad es., della politica annessionistica piemontese)

7 ma pensa implicitamente che sia possibile – in altra situazione ideologica e in altre disposizioni di spirito dei risorgimentali laici – una soluzione della questione italiana, concordata magari a livello internazionale (fra le grandi Potenze). Altrimenti si implicherebbe gratuitamente in Pio IX contraddizione con i suoi replicati e sinceri attestati di italianità

8 denuncia l’usurpazione dello stato della Chiesa ed egli stesso si autoreclude in Vaticano dopo la presa di Roma, più che nell’irrealistica speranza che venisse ripristinato lo status quo ante, ma perchè le grandi Potenze garanti del congresso di Vienna intervenissero a sancire onorevolmente l’irrinunciabile indipendenza spirituale del Papato.
Questo insieme organico o “pacchetto” di posizioni piane, diverse da quelle dei suoi consiglieri e dei teorici conservatori e liberali, mostra – checché ad altri sia parso – la lucidità teologica e politica di Pio IX e la serena libertà del suo spirito.

CONCLUSIONE

Stando su questo piano storico documentale che, da parte nostra, non ha affatto l’intenzione di smitizzare e criminalizzare i protagonisti dell’Italia indipendente ed una, si può e si deve dire che Pio IX fu quello e quale doveva essere; che le posizioni cattoliche hanno, astrattamente almeno, diritto di cittadinanza quanto le laiche, perciò Pio IX era comunque nel suo diritto; che se Cavour, Garibaldi e Mazzini si elevarono campioni sul versante laico, Pio IX giganteggiò su quello cattolico, meritando di sedere tra i grandi del nostro secondo Ottocento.

Prof. Manlio Brunetti

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