IL BEATO PIO IX TORNA NELLA SUA CITTA’

CAMILLUS

Tituli S. Agnesis extra Moenia

S.R.E. Presbyter CARDINALIS RUINI

SS.mi D.ni N.ri Papae

Pro Romana Diocesi Vicarius Generalis

DECRETUM

Occasione peregrinationis reliquiarum Beati PII IX (Ioannis Mariae Mastai Ferretti), Summi Pontificis, iuxta preces Exc.mi ac Rev.mi Domini Iosephi Orlandoni, Episcopi Senogalliensis, etiam nomine aliquorum Exc.morum ac Rev.morum Episcoporum quoue petentium, urna eas continens, in Basilica Sancti Laurentii in Agro Verano in Urbe asservata, varias dioceses (scil. v.d.: Faenza, Imola, Tolentino, Loreto, Volterra, Prato, Assisi, Pontecorvo) adire debet ibique publicae Christifidelium venerationi exponi.

Cum autem Congregatio de Causis Sanctorum dictae urnae peregrinationi assensum, pro sua competentia, iam dederit, Nos petitae translationi libenti animo consensum concedimus.

Ad peragenda omnia acta in Instructione Congregationis de Causis Sanctorum diei 27 Septembris 2000 praescripta, delegamus, ut Nostro nomine agat, R.P.D. Ioannem-Franciscum Bella, Tribunalis Diocesani Vicariatus Urbis Officialem, qui, ad normam Iuris, una cum Promotore Iustitiae Rev.do D.no Iosepho D’Alonzo ac Notario D.no Iosepho Gobbi necnon Adsistente technico D.no Nicolino Casu, procedat.

Praesentibus quoque litteris deputamus in custodes-portitores pro singulis diocesibus Exce.mum ac Rev.mum Dominum Odonem Fusi – Pecci, Rev.mum D.num Hugonem Facchini, Rev.mum Dominum Franciscum Giacometti, Rev.mum P. Martianum Rondina, Rev.mum P. Ioannem Pioli, Rev.mum Dominum Hugonem Bocelli, Rev.mum P. Aegidium Canil, Rev.mum Dominum Aloisium Casatelli, qui ex officio curam habeant urnae sacrarum exuviarum continentis per totam peregranationem ac de omnibus gestis aptam reltionem conficiant, una cum ceteris actis Congregationi mittendam.

Romae, die 22 Ianuarii 2001

                                                                Camillo Card. Ruini

Accoglienza delle Sacre Reliquie del Beato presso la Chiesa di S.Maria del Ponte al Porto, Senigallia, 2 febbraio 2001

Il saluto del Sindaco

Autorità Civili e Religiose, cittadini di Senigallia, oggi è un giorno importante per la nostra comunità che si ritrova qui per stringersi intorno alle spoglie del suo Figlio illustre Papa Mastai Ferretti e per accompagnarlo in questo simbolico viaggio attraverso questa città che egli tanto amò durante la Sua vita.

La Beatificazione di Giovanni Maria Mastai Ferretti, Eletto al Soglio Pontificio con il nome di Pio IX, ha rappresentato una fatto di grande rilievo per la città di Senigallia; per la Chiesa naturalmente, per il popolo dei fedeli, ma anche per le Autorità Civili, per le Istituzioni e, più in generale, per i cittadini che non possono disconoscere l’alto profilo e la portata di un personaggio anche controverso e discusso proprio in quanto testimone di un periodo storico caratterizzato da profondi rivolgimenti politici e sociali.

In qualità di Sindaco mi sembra invece doveroso evidenziare il ruolo importante svolto dal Pontefice per dare impulso allo sviluppo sociale, culturale ed economico di Senigallia; ricordare le numerose Opere e le Istituzioni sorte in quegli anni in città per Sua iniziativa, grazie alle quali centinaia di anziani, malati, ragazzi, operai, agricoltori hanno usufruito di aiuti; rammentare gli edifici di culto sorti grazie al suo impulso come la Chiesa del Porto e quella della Pace, nonché l’importanza del progetto da Lui promosso, fondamentale per lo sviluppo economico futuro della città, del nuovo tratto ferroviario Ancona-Bologna.

Sono interventi significativi, che ci raccontano l’esistenza di un legame profondo tra Giovanni Mastai Ferretti e la sua città natale. Ecco perché quello di oggi, al di là del significato che questo racchiude per coloro che lo interpretano alla luce della dimensione della fede, è un giorno importante anche per la comunità civile.

Perché la città che si apre commossa al passaggio di Pio IX, non si presenta con un volto estraneo e straniero, ma reca in se’ i segni concreti di quell’assetto che Giovanni Mastai Ferretti volle darle per renderla più ricca di opportunità per tutti i suoi abitanti.

E allora il silenzio che scenderà su questi luoghi durante il tragitto delle spoglie non sarà la deferenza austera e un po’ timorosa che si può provare davanti ad un Pontefice, ma sarà piuttosto il segno profondo e tangibile di quel sentimento di commossa partecipazione che si prova dinanzi ad un concittadino illustre, che ritorna da un lungo viaggio portato avanti attraverso le strade dell’impegno umano e spirituale.

Luana Angeloni, Sindaco di Senigallia

Il saluto del Vescovo

La Chiesa di Senigallia saluta con grande gioia, affetto e devozione il ritorno del Papa Pio IX nella città che gli ha dato i natali e nella comunità che lo ha generato alla fede: lo accoglie con gli stessi sentimenti con i quali una madre incontra il figlio, i figli incontrano il padre e il fratello maggiore.

Dopo la sua partenza da Senigallia, quando era ancora adolescente, e dopo il suo viaggio pastorale compiuto in città nel 1857, ecco ora venire tra noi le sue venerate spoglie a testimonianza dell’intimo e affettuoso rapporto che unisce papa Mastai e la sua e nostra terra.

Pio IX torna a Senigallia non più come sovrano temporale né come vivente pastore della Chiesa universale, ma come Beato, iscritto il 3 settembre dell’anno giubilare 2000 nell’elenco di coloro che partecipano alla santità di Dio.

Torna in mezzo a noi nella povertà delle spoglie mortali, ma allo stesso tempo rivestito dell’aureola di chi vede Dio faccia a faccia. Egli può dire, come l’Apostolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (2 Tm 4,7); ora ha raggiunto il traguardo, è entrato nella gloria di Dio.

Il nostro grande Pontefice viene in mezzo a noi in un contesto storico-ecclesiale ben diverso da quello dei suoi tempi: la Chiesa, sollevata dalle preoccupazioni del potere temporale, può dedicarsi con più slancio alla sua missione propriamente religiosa. Papa Mastai non viene a suscitare nostalgie per tempi ormai definitivamente tramontati. Viene nel nome del Signore come modello di santità e intercessore.

Papa Pio IX infatti torna in mezzo a noi per esortarci a compiere noi pure un cammino di santità attraverso i sentieri della fedeltà a Dio e all’uomo; un cammino sostenuto dalla fede, illuminato dalla speranza e caratterizzato dalla testimonianza della carità.

Torna in mezzo a noi per essere nostro avvocato e intercessore. Riconoscendolo Beato, siamo certi che egli è amico di Dio e dunque possiamo affidare a lui le nostre istanze, perché le presenti al Padre dei cieli, chiedendogli di venire incontro ai nostri bisogni. Gli domandiamo pace e concordia, prosperità e solidarietà, per la nostra città, per il Paese, per il mondo intero. Gli chiediamo, per la nostra Chiesa, unità, spirito di accoglienza e di servizio, coraggio nel testimoniare il Vangelo.

Grazie, Padre Santo, per essere tornato in questi luoghi a Voi familiari; luoghi che ancor oggi parlano della Vostra infanzia, della Vostra famiglia, delle persone a Voi care e delle tante opere, tra le quali questa Chiesa del Porto, che avete realizzato come segno del Vostro affetto per questa Città e Diocesi.

Vi accogliamo con animo lieto, grato e devoto mentre in spirito di fede vi diciamo con le parole della Scrittura: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Sal 118).

 Giuseppe Orlandoni, Vescovo di Senigallia

Omelia nel pellegrinaggio delle Sacre Reliquie del Beato Pio IX a Senigallia

Chiesa della Maddalena, Senigallia, 2 febbraio 2001

1. Il 2 febbraio è una data significativa nella vita della comunità cristiana: se nella Chiesa universale ricorre la festa della Presentazione del Signore, la Chiesa di Senigallia ha un ulteriore motivo di rallegrarsi perché in questo stesso giorno celebra la festa della sua Patrona, la Madonna della Speranza. Il 2 febbraio è anche una data che segna profondamente la vita di uno dei figli più illustri della nostra Chiesa locale, il Beato Pio IX, le cui sacre reliquie abbiamo l’onore e la gioia di accogliere proprio in questo giorno e in questo tempio, un tempio a lui particolarmente caro perché in esso riposano i suoi genitori e si suoi nonni.

Fin da piccolo Giovanni Maria Mastai Ferretti è stato educato dalla madre ad una profonda e filiale devozione per la Vergine Santa. Nella festa della Patrona del 2 febbraio 1803 ricevette la prima Comunione nella Cappella della Cattedrale dedicata alla Madonna della Speranza e la madre gli regalò per l’occasione un’immagine di Maria che è là venerata. Dalla prima Comunione e dalla devozione mariana, che coltivò intensamente per tutta la sua vita culminando nella proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, nacque la sua vocazione. In un’altra occasione della festa patronale, il 2 febbraio, venne a celebrare da Vescovo il suo primo pontificale nella nostra Cattedrale, ricordando espressamente il giorno in cui “appressava per la prima volta le labbra al pane di vita eterna”. E quando, nel 1857, venne a Senigallia per la visita pastorale, non mancò di celebrare l’Eucaristia, oltre che in questa Chiesa della Maddalena ove riposano i suoi cari, anche in Duomo, nella stessa cappella della Madonna della Speranza. Il 2 febbraio 1878, infine, è il giorno in cui il nostro Beato, giunto ormai al tramonto della sua vita, celebrò con commovente pietà e devozione la sua ultima Messa.

2. Ora il suo corpo è qui e si presenta a noi a testimonianza del legame che lo unisce alla sua città e diocesi di origine: è qui per manifestarci il suo affetto e ricevere il nostro omaggio.

Con la sua presenza il Beato Pio IX fondamentalmente ci ricorda che come egli ha compiuto un cammino di santità ed è giunto alla gloria di Dio, così anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Qual è lo scopo vero ed ultimo della vita, se non questo: la salvezza, la santità, l’ingresso nella vita eterna? Nella nostra esistenza potremmo raggiungere tanti altri obiettivi, ma se manchiamo questo, che è il fondamentale, saremmo dei poveri falliti. Pio IX può dire, come il vecchio Simeone di cui parla il Vangelo, “i miei occhi hanno visto la salvezza”: ha raggiunto il traguardo, è entrato in comunione con Dio, partecipa alla sua stessa vita e gode dei beni eterni.

3. Che cosa ha fatto il nostro Giovanni Maria Mastai Ferretti per raggiungere la santità? Si è offerto: ha fatto della sua vita un’offerta a Dio e ai fratelli. Nella festa odierna della Presentazione ricordiamo che Giuseppe e Maria presentarono Gesù al tempio; non rivendicarono il bambino come loro proprietà, ma lo offrirono in dono al Padre celeste. In realtà era Gesù stesso che si presentava ed offriva al Padre. Nelle letture odierne egli viene descritto come “messaggero” (Ml 3,1), “angelo dell’alleanza” (ibidem), “sommo sacerdote” (Eb 2,17). Chiaramente egli è venuto non per compiere la sua volontà, ma la volontà del Padre dei cieli; non aveva un suo proprio progetto da realizzare, ma quello del Padre. Nel tempio si è offerto per continuare poi la sua offerta fino al sacrificio della croce.

E’ qui il cuore, il segreto della santità: donarsi, offrirsi per rispondere alla chiamata del Padre. Ed è ciò che ha fatto il nostro Beato. Egli si è sentito chiamato dal Signore e si è donato, si è offerto, si è speso mettendosi pienamente al suo servizio e al servizio della Chiesa. Si è trovato a guidare la barca di Pietro in tempi particolarmente burrascosi; lo ha fatto con la serenità e la fiducia di chi sa di non essere lui il protagonista della storia, ma un semplice strumento nelle mani della divina Provvidenza.

La sua vita, specialmente nel periodo del suo pontificato, fu un vero calvario. Da giovane studente fece esperienza della malattia, tanto che dovette interrompere gli studi; nel suo pericoloso viaggio in Cile, intrapreso con la speranza di poter diventare missionario come S.Francesco Saverio, si trovò alcune volte in pericolo di vita. Vescovo di Spoleto ebbe molto da soffrire per le vicende politiche e per il terremoto. Ma la croce più pesante la portò eroicamente da Sommo Pontefice: la questione romana gli procurò un martirio interiore che lo accompagnò fino al giorno della morte.

Come sovrano, si è dovuto infatti occupare del potere temporale; ma, pur dovendolo difendere per assicurare alla Chiesa la libertà e l’indipendenza, egli stesso lo considerava “una seccatura”. Pio IX non era, né in cuor suo voleva essere, un uomo politico: come prete, come vescovo, come papa, i suoi ideali non erano affatto politici. Anche se la Provvidenza lo gettò, suo malgrado, al centro del turbine politico del suo secolo, egli era ben consapevole della sua missione nettamente religiosa. La sua preoccupazione religiosa prevaleva di gran lunga su ogni altra preoccupazione, ma non potè evitare i fastidi, la croce, la sofferenza che provenivano dalla questione temporale.

Da dove traeva, il Nostro, la forza per affrontare le sofferenze e le prove della vita e allo stesso tempo lo slancio e l’ardore del suo zelo apostolico? Certamente dalla sua profonda spiritualità, incentrata sul contatto con Gesù Cristo, vivente nell’Eucaristia, sulla pietà mariana, sulla devozione verso S. Giuseppe.

Pio IX ha praticato in maniera eroica non solo le virtù della fede e della speranza, ma anche e soprattutto la carità, che è la regina delle virtù, la sostanza della santità. Ha amato di un amore fedele il Signore e allo stesso tempo ha amato la Chiesa. Come pastore della Chiesa egli ha generosamente e fedelmente servito il popolo cristiano che gli era affidato e in ogni cosa cercava il vero bene della Chiesa stessa. La sua attenzione verso i poveri, gli umili, i bisognosi era costante. Visitava gli ammalati e i prigionieri, praticava l’elemosina. Personalmente conduceva una vita modesta, parca, anche per poter meglio provvedere a chi gli chiedeva aiuto. Le sua biografia è costellata di numerose opere di carità, opere di grande spessore sociale. Ne abbiamo eloquente prova anche in questa città: basta citare, tra tutte, l’Opera Pia che da lui prende nome, un’istituzione che anche oggi è in prima linea nel servizio agli anziani e bisognosi.

4. Il nostro Beato ha raggiunto la santità, donandosi, offrendosi. In questo giorno le religiose e i religiosi della nostra Diocesi, come tutte le persone consacrate, rinnovano i loro voti, confermando la loro volontà di continuare a donarsi a Dio e ai fratelli. Il Beato Pio IX le aiuti a mantenere i loro propositi.

Ma il Beato Pio IX interceda anche per noi tutti: ci aiuti a rispondere alla vocazione alla santità a cui tutti siamo chiamati. Ci aiuti a fare della nostra vita un dono a Dio e ai fratelli. Ci ottenga dal Signore, datore di ogni bene, una fede solida per poter affrontare con coraggio e fiducia le prove della vita, una speranza incrollabile per poter mettere tutto il nostro impegno alla costruzione di un mondo migliore, una carità viva per poter essere segno e anticipazione di quel Regno glorioso dove il nostro Beato ha fatto il suo ingresso.

Che il Beato Pio IX ci benedica tutti: benedica le nostre famiglie, benedica la nostra città, benedica la nostra Chiesa. Ci accompagni nel nostro cammino, lieti e onorati di averlo nostro concittadino, fratello e padre nella fede, modello e intercessore. Così sia.

Giuseppe Orlandoni, Vescovo di Senigallia

Omelia nella Festa liturgica del Beato Pio IX in Senigallia

Chiesa della Maddalena, Senigallia, 7 febbraio 2001

Venerati confratelli nell’episcopato, Reverendi Monsignori e sacerdoti, religiosi e religiose, stimate autorità civili e militari, carissimi fratelli e sorelle nel Signore, ringrazio di cuore Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Orlandoni, Vescovo di Senigallia, per il fraterno e cordiale invito a presiedere questa Celebrazione Eucaristica, nella prima festa liturgica del Beato Pio IX. E’ per me una gradita opportunità. In primo luogo perché ci mette in sintonia e pina conformità con il Magistero del Sommo Pontefice, il quale ancora venerdì scorso diceva in S. Pietro: “La santità è il primo punto essenziale del programma che ho delineato per l’inizio del nuovo Millennio” (Os. Rom. 4-2-2001, p. 7). In più, la primizia della festa liturgica del Beato, è un titolo per ben sperare abbondanza di aiuto celeste, da un così grande pontefice. Riceveremo tutti, certamente, un valido ausilio nel meditare, una volta di più, sul fulgore della Santità di Pio IX e sull’aspetto profetico del messaggio che ci viene, ancora oggi, dagli insegnamenti e dagli esempi di questo pastore che da dato la vita per il suo gregge, prima come prete, poi come Vescovo, Cardinale e Pontefice, nella luce della stupenda pagina evangelica or ora ascoltata (Gv., 10, 11-16).

Cinque anni di croce

1. Iddio prova e talora duramente i suoi servi, specialmente quando ha su di loro grandi disegni. La sofferenza è il crogiolo con cui Dio tempra la virtù per renderla forte. Pio IX sarà definito il Papa della Croce. Il suo pontificato è stato tutto un calvario dal primo all’ultimo giorno. In realtà, fin dai più teneri anni, mentre stava per affrontare gli studi ecclesiastici,ecco insorgere d’improvviso, come un uragano, la malattia dell’epilessia che gli precludeva, insieme l’applicazione allo studio e, in via normale, in modo definitivo, la via al sacerdozio. Vedeva infranti d’un colpo tutti i suoi sogni. L’avvenire che si prospettava luminoso si fece d’improvviso incerto ed oscuro. Il dramma durerà ben cinque anni (1810-1815).

Giovanni Maria Mastai fu costretto a tornare in patria. Al trauma psichico della malattia s’aggiunse il trauma storico che sconvolse il mondo: aderire al Papa o all’imperatore?

Il giovane Mastai era come immerso in una notte oscura. L’assillo dell’avvenire lo preoccupava e tormentava. Senza dubbio aveva bisogno di aria aperta, di allentare la tensione nervosa, di “svariarsi”, com’egli si esprimeva, ma sempre nell’ambito della più autentica vita e pratica cristiana. Altrimenti correva il rischio di veder svanire d’un colpo tutti i sogni della sua vocazione sacerdotale.

Potrà poi assistere all’entrata trionfale del Papa il 24 maggio 1814. A Roma si sentì meglio che a Senigallia, e vi prolungò la permanenza. Grazie all’interessamento dello zio Paolino trovò alloggio alla Canonica della Maddalena.

Forse già in questo tempo cominciò a conoscere eccellenti sacerdoti che in seguito gli sarebbero stati di guida e di orientamento. Intanto non mancò di farsi guidare da un direttore spirituale, il Ca. Storace, mentre ebbe sempre vicino a se lo zio canonico Paolino, che senza dubbio gli fu largo di consigli.

Gli Esercizi Spirituali

2. Tutti ciò che getta maggior luce sulla vita religiosa del Mastai a Senigallia e a Roma nei cinque anni più critici della sua vita, sono gli esercizi spirituali che aveva cominciato ad amare nel Collegio di Volterra e che frequenterà e amerà per tutta la vita. Sono due corsi di esercizi spirituali con cui si apre e poi si chiude questo periodo di tempo. Il primo corso di esercizi porta la data del 10 marzo 1810. Stralciamo qualche appunto dal Serafini (pp. 29 – 30) sui propositi fatti in tale occasione. “In stato secolare, riforma, anima mia, la tua condotta, pentiti di tanti peccati commessi, ed abbi sempre innanzi agli occhi le tue colpe. Ringrazia Dio che ti aspettò finora, e proponi di vivere sempre per quanto è possibile in grazia Sua.

Ricordati, se Dio ti darà forza di poterlo fare per la salute, di studiare per istruirti e istruire nella vita della grazia, non per l’ambizione di sapere: ogni volta che ti metti al tavolo volgi la mente a Dio a tale affetto.

Ricordati insomma che la vita è breve e che null’altro si porta innanzi a Dio nel suo tremendo giudizio che le nostre operazioni”.

Commenta il Polverari: “Da tal programma di vita spirituale, che risalta confermato nella sua vita sacerdotale, di vescovo e papa, non si discosta il giovane conte”.

E’ molto significativo il titolo “In stato secolare”. Dunque un giovane laico nel fulgore della giovinezza che segna nel suo “giornale dell’anima” appunti e propositi degni di un novizio, di un seminarista… di uno che ha capito che la vita è creazione, dono, chiamata dall’altro, cammino di perfezione, itinerario quotidiano verso il Signore. Il giovani era stato costretto, certamente contro la sua volontà e con intima sofferenza, a dimettere l’abito ecclesiastico. Ora si trova di fronte a un nuovo stato di vita e vuole affrontarlo secondo le sue convinzioni religiose ben persuaso che la santità della vita è necessaria a tutti coloro che vogliono salvare l’anima. Gli anni che seguiranno correranno su questo binario.

Il quinquennio doloroso a cui si è accennato, lo coglie tra i 18 e i 22 anni. Le cose di questo quinquennio vedute dall’angolo visuale dell’ascesi cristiana, mettono in evidenza l’azione della Provvidenza che prova i suoi santi, per aiutarli nella loro maturazione spirituale. La santità si nutre di vittorie sulle avversità e sulle contrarietà che sorgono sulla via da percorrere, rendendo incerta la meta agognata. La vittoria però diviene tanto più luminosa quanto maggiori sono gli ostacoli che l’esercizio della virtù fa superare.

E’ molto interessante la testimonianza del fratello Gabriele, che chiamava Giovanni Maria, “suo amico”: “Mio fratello è prete! Tagliatelo a pezzi ma ricomponendo i pezzi vedrete che non potrà venir fuori altro che sempre il prete” (Polverari, I, p. 59), prete secondo quanto abbiamo sentito affermare da S. Paolo ai Corinti, nella seconda lettura di questa Messa: “Siamo i vostri servitori per amore di Gesù” (2 Cor. 4).

Venne finalmente l’ora in cui l’orizzonte cominciava a schiarirsi, finiva la notte e spuntava l’alba di un nuovo giorno.

Di questa autentica crisi giovanile che matura il giovane Giovanni Maria Mastai Ferretti e, facendolo uscire dalla notte oscura dello spirito, lo tempra verso le stagioni adulte della fede e ne edifica la statura adamantina dell’uomo vero, pochi finora si sono interessati. Soltanto alcuni biografi.

Considerando la statura morale del Beato Pontefice, la vastità dell’attività e del magistero, e gli altri aspetti offerti dalla sua poliedrica personalità, mi è sembrato degno di attenzione questo approfondimento, soprattutto per come ha affrontato e risolto il periodo di crisi.

Meditando sullo stile di vita del Beato Pontefice marchigiano, e sulla sua santità, questi risvolti non mancheranno di farci toccare con mano la perenne validità del grande principio della teologia tomistica: “La grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona”. Così la santità si costruisce su quel bagaglio umano che ciascuno porta con sé: “Omnia mea mecum porto”, ci diceva già San Paolo.

Un lavorio interrotto dalla grazia di Dio sulla natura del giovane Mastai Ferretti, a cui il futuro Papa ha collaborato con generosità, tanto che tutte le sue difficoltà e tribolazioni, non solo non lo faranno soccombere, ma diventeranno per lui motivo di crescita e di formazione gioiosa a Cristo.

Infatti, non c’è traccia sul volto del Pontefice di tristezze e di amarezze, al contrario il ritratto più riuscito coincide, sorprendentemente, con quello del pittore Healy del 1871, ed è il volto di un vegliardo sereno, ormai ottantenne, che sorride.

Il sorriso è il tratto caratteristico dell’imitatore di Cristo. Pio IX ha sofferto fin dalla fanciullezza, come abbiamo visto, ma in lui non prevale mai la buia rassegnazione di chi perde la luce della fede (Pio IX Nascosto, Ed. Shalom, p. 34).

Di più ancora, come ci narrano le biografie, non solo fu un Papa che sapeva sorridere, ma possedeva anche la piccola-grande virtù dell’umorismo, qualità che lo rendeva amabile alla gente e lo aiutava a veder le cose sempre dal loro lato positivo.

Qualcuno dice che ci sono dei santi che, solo a guardarli, mettono malinconia; non è certo il caso di Pio IX, che invece ha tutti i titoli per godere la nostra simpatia (Biffi, Oss. Romano, 3-2-2001, p. 6).

Con il proposito di rimanere seriamente e fattivamente vicini a questo ‘santo’, troveremo in lui anche un maestro di vita. Riusciremo così a dare, anche a noi, a un’umanità che appare tanto spesso disorientata un po’ della luce della verità e della fiamma d’amore, che il Signore Gesù è venuto a portarci.

Senigallia, 7 febbraio 2001

 José Saraiva Martins

Prefetto della Congregazione

delle Cause dei Santi

Le sacre reliquie di Pio IX nella sua città

Relazione inviata alla S. Sede dal Custos Portitor della Diocesi di Senigallia

Pio IX è ritornato nella sua città e la sua gente gli ha fatto grande festa coinvolgendo anche varie componenti della comunità regionale.

Le sue sacre reliquie, composte in una appropriata urna nella basilica di S. Lorenzo al Verano, in Roma, dove egli, con suo testamento, aveva disposto di essere sepolto, sono state portate a Senigallia, rilevandole al mattino del 2 febbraio 2001 e accompagnate dal Vescovo emerito Odo Fusi Pecci con alcuni membri del Comitato Diocesano Pio IX. Alle ore 16 dello stesso 2 febbraio sono giunte a Senigallia dinanzi alla chiesa di S. Maria del Porto, accolte da tanta gente con il Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Orlandoni e il Sindaco sig.ra Luana Angeloni.

Il Vescovo e il Sindaco hanno espresso la comune gioia con indirizzi di gratitudine al Signore per il dono della beatificazione del Papa figlio della nostra terra e per l’interessamento che egli ha conservato sempre per Senigallia. Si è poi iniziato l’itinerario verso la chiesa di S. Maria Maddalena, essendo il Duomo indisponibile per i lavori in corso a seguito al terremoto del 1997.

Un vero cammino in comunione con il beato Pio IX ricordandone interventi del suo molteplice magistero, in clima di autentica preghiera, con momento di particolare commozione nella breve sosta mentre si passava dinanzi al palazzo Mastai Ferretti, casa natale del Pontefice.

Nella chiesa è seguita la concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo diocesano Mons. Orlandoni con i Vescovi emeriti e numerosi sacerdoti; nella omelia mons. Orlandoni ha rilevato i frequenti rapporti che Pio IX mantenne con Senigallia, evidenziando la sua particolare devozione alla Madonna della Speranza, specie nella festa annuale del 2 febbraio. Le sacre reliquie del beato sono state circondate dalla venerazione di tanti fedeli presenti sino a tarda notte. Le giornate seguenti sino al 9 febbraio sono state caratterizzate da un continuo afflusso di devoti provenienti dall’intera diocesi, sia singolarmente sia in pellegrinaggi comunitari promossi da ciascuna delle 6 vicarie della dicesi alla sera di ogni giorno.

Silenzi di preghiera e memoria del messaggio che il beato Pio IX continua a dare con la sua testimonianza “di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate… di primato assoluto a Dio e ai valori spirituali”, come aveva detto il Papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 mentre lo proclamava beato.

Il professore Roberto De Mattei, nell’Auditorium S. Rocco, da esperto storico e qualificato docente universitario, ricordò i contrasti che ebbe Pio IX, che lo fecero molto amare, ma anche molto odiare e calunniare, in mezzo ai quali, però, brillò “più vivida la luce delle sue virtù… la sua fiducia nella Divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane mai dubitò” (Giovanni Paolo II).

Le sacre reliquie del beato Pio IX durante la sua presenza a Senigallia, attrassero associazioni e movimenti dalle varie parti della Regione.

Sabato 3 febbraio fu la giornata regionale dell’Apostolato della Preghiera, promossa dalla signora Tonnini, delegata regionale e dell’Italia centrale per l’Apostolato della Preghiera: agli oltre 350 soci parlarono il P. Max Taggi e il delegato europeo dell’Apostolato della Preghiera nel cinema Gabbiano; seguì la celebrazione eucaristica nella chiesa della Maddalena e, indi il pranzo insieme nel ristorante “Bice”.

Il 4 febbraio fu la giornata regionale delle confraternite organizzata dal Presidente regionale e vicepresidente nazionale Alberto Fiorani: convennero oltre 300 confratelli e consorelle e ad essi parlò S. Ecc.za Mons. Armando Brambilla, Vescovo ausiliare di Roma, e delegato per le Confraternite in Roma. Si ritrovarono tutti insieme, poi, nella chiesa della Maddalena nella celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso vescovo il quale e nella relazione e nella omelia lumeggiò la ricerca che egli aveva condotto sulla attenzione che Pio IX ebbe per le confraternite romane, egli che già a Senigallia aveva fatto parte della confraternita del SS.mo Sacramento e della Croce.

Lunedì 5 febbraio furono i seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano in Ancona, insieme con quelli del Seminario Achidiocesano di Fermo e quelli del Seminario “Redemptoris Mater ” di Macerata a venerare le reliquie del beato: ad essi parlò Mons. Pierino Fragnelli, Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ricordando la intensa opera che Pio IX riservò alla promozione e formazione dei candidati al sacerdozio, fondando anche il Pontifico Seminario Pio per alunni provenienti dalle diocesi dello Stato Pontificio.

Il 6 febbraio convennero a Senigallia oltre 200 sacerdoti da tutte le diocesi della regione: ad essi Mons. Brunero Gheradini, v.postulatore della causa di beatificazione del papa Pio IX, espose l’itinerario spirituale del nuovo beato, attorno alle cui sacre reliquie poi i sacerdoti, con i vescovi intervenuti, si trattennero in adorazione del SS.mo Sacramento. Tutti poi si sono ritrovati a pranzo nel ristorate Corral, offerto dalla diocesi di Senigallia.

Giovedì 8 si volle ricordare la generosa solidarietà di Pio IX verso i malati, i poveri, senza alcuna discriminazione, e la sua disponibilità verso gli ebrei. Ai numerosi volontari dell’AVULLS e ai membri dell’OARI della Regione parlarono della carità di Pio IX il Direttore nazionale della Caritas don Elio Damoli e don Roberto Ziglioli, assistente nazionale OARI e AVULLS. La celebrazione eucaristica trovò tutti insieme attorno alle spoglie del papa Pio IX.

Venerdì 9 febbraio è stata la giornata della UNITALSI regionale, curata dal Presidente diocesano Ing. Emilio Zannotti: molti i partecipanti dalle varie sezioni della regione, particolarmente interessati alla relazione dell’assistente nazionale S. E.za Mons. Alessandro Plotti, con il quale si trovarono anche in preghiera nella celebrazione eucaristica.

Significato particolare ebbe la giornata del 7 febbraio, giorno della morte del papa Pio IX e memoria liturgica del beato. Ci si ritrovò insieme nell’Opera Pia Mastai Ferretti ove il Presidente con l’intero Consiglio di Amministrazione aveva promosso la erezione di una statua del papa Pio IX che alla presenza di tanti fedeli venne benedetta dal vescovo diocesano Mons. Orlandoni. La concelebrazione eucaristica della sera venne invece presieduta dall’Em.o Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che tratteggiò il messaggio del papa Pio IX in relazione ai nostri tempi.

Particolare attenzione è stata poi riservata ai giovani studenti del liceo classico e scientifico e altre scuole cittadine: ad essi nelle singole classi ha parlato Mons. Carlo Liberati, instaurando con loro un interessante e proficuo dialogo.

Nei pomeriggi fu a tutti possibile visitare il palazzo Mastai Ferretti, casa natale di Pio IX, l’Opera Pia Mastai Ferretti che fondò il papa nella sua visita del 1857 e la mostra “Munera”, particolarmente preziosa per i tanti doni offerti a Pio IX dalle varie autorità e fedeli del mondo e per i doni che egli stesso offrì alle comunità nel suo viaggio nella Regione e nello Stato del 1857.

Le corali della diocesi e in particolare la corale di S. Giovanni Battista di Montignano espressero con il canto la loro gioia per la venuta di Pio IX a Senigallia, impegnate anche nell’inno a Pio IX, composto dal grande musicista Gioacchino Rossini; un concerto d’organo venne anche offerto nella chiesa della Croce.

Motivo di commozione fu il raccogliersi attorno alle spoglie del papa Pio IX da parte degli ospiti dell’Opera Pia Mastai Ferretti, i quali vollero così esprimere la loro gratitudine al grande benefattore.

Senigallia e l’intera regione marchigiana hanno vissuto incontri di ascolto e di riflessione attraverso i quali è apparsa nella sua autenticità la persona e l’opera di questo grande figlio della nostra terra che il Signore ha voluto padre e guida della comunità cristiana e del mondo intero in un periodo storico di grandi trasformazioni culturali e sociali particolarmente turbolento, durante il quale egli si è totalmente impegnato nel suo ministero di Vicario di Cristo, unico salvatore del mondo ieri, oggi, sempre.

Sono stati incontri nei quali i cuori si sono ritrovati in uno spirito di profonda comunione crescendo nella conoscenza di quel mistero di Cristo che Pio IX pose al centro dei suoi trentadue anni di pontificato.

Senigallia, 8 Febbraio 2001

Odo Fusi Pecci

Vescovo Emerito di Senigallia

 

MUNERA I DONI DI PIO IX

Pinacoteca Diocesana di Arte Sacra 8 dicembre 2000 – 11 febbraio 2001

Munera. I doni di Pio IX. Questo è il nome della mostra voluta dalla Diocesi di Senigallia in collaborazione con il Comune e la Provincia di Ancona, nell’anno di grande giubilo per la beatificazione di Papa Mastai Ferretti e significativamente inaugurata, presso la Pinacoteca Diocesana di Arte Sacra in Piazza Giuseppe Garibaldi, venerdì 8 dicembre 2000, solennità dell’Immacolata Concezione, dogma cristiano solennemente proclamato dal Papa senigalliese. La mostra-evento ha raccolto nelle preziose sale della Pinacoteca, al piano nobile dell’episcopio presso l’appartamento del cardinale, una ricca sequenza di preziosissimi doni – i Munera appunto – ricevuti da Pio IX durante il suo pontificato o da egli generosamente elargiti a famiglie, città e chiese specialmente nell’occasione del viaggio nei suoi Stati compiuto nel 1857. Gli oggetti esposti erano perlopiù raffinati lavori di oreficeria ed arte serica che hanno fatto della mostra un ricchissimo spazio espositivo. Ricco, certo, per il valore intrinseco dei manufatti esposti, ma ricco soprattutto per la valenza religiosa e simbolica che i singoli oggetti, espressione della più autentica arte sacra, venivano a rivestire. Del resto il Concilio Vaticano II aveva proprio a dire che “fra le più nobili attività dell’ingegno umano sono, a buon diritto, annoverate le arti liberali, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice, cioè l’arte sacra. Esse, per loro natura, hanno relazione con l’infinita bellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è loro assegnato se non contribuire il più efficacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio” (Sacrosanctum Concilium, n. 122). Percorrendo Munera, pertanto, il visitatore si sentiva come rapito dalla bellezza degli oggetti esposti ed indirizzato nell’animo verso il Supremo Fattore di ogni eterna bellezza. Poteva comprendere meglio, quindi, anche la complessa figura del Beato Pio IX, il quale – come aveva avuto modo di spiegare nel suo saluto il Vescovo di Senigallia S.E. Mons. Giuseppe Orlandoni – “fu sempre attento e vicino a chiunque nel avesse avuto bisogno, costruendo case per giovani ed anziani, distribuendo danaro ai poveri o lasciando, in riconoscenza, preziosi oggetti (quali erano quelli esposti in Munera) alle città e comunità che ebbero ad accoglierlo”. Era così possibile ammirare, in un percorso esaltato da un sapiente allestimento espositivo, alcuni “pezzi” di eccezionale valore appartenuti a Pio IX e conservati nella Sacrestia Pontificia (parte integrante del c.d. “Tesoro della Sistina”) per essere riposti accanto alla cappella michelangiolesca), in spazi usualmente inaccessibili al pubblico: paramenti liturgici, sacra suppellettile e, in particolare, due manufatti eccezionali, la Croce processionale con cui fu aperto il Concilio Vaticano I e la tiara di Pio IX. La tiara (o triregno), simbolo della triplice potestà papale, era quella stessa che Giovanni XXIII – non a caso beatificato il 3 settembre 2000 con Pio IX – aveva voluto indossare il giorno della sua incoronazione e che, poi, tante volte usò portare nelle cerimonie pubbliche (come appare in numerosi cinegiornali d’epoca) anche per significare la particolare stima verso Papa Mastai Ferretti, che notoriamente Giovanni XXIII stesso avrebbe voluto elevare agli onori degli Altari.

Poi, usciti dalle sacrestie di chiese e conventi marchigiani altri splendidi doni, fatti con riconoscenza da Pio IX, componevano l’itinerario espositivo che vedeva pure la presenza di pregiato vasellame realizzato per celebrare Papa Mastai, un grande “comunicatore” così come ben spiegato nel ricco catalogo, sapientemente illustrato, che faceva da corredo alla mostra, edito per i tipi della Grapho 5 di Fano; del resto, proprio nella prima sala, era pure possibile ascoltare un inno popolare composto da Gioacchino Rossini in onore di Pio IX ed ammirarne in originale lo spartito. “Visitare le opere che vi sono esposte – aveva spiegato il Sindaco di Senigallia in apertura della mostra – rappresenterà veramente un dono. In un certo senso e come se Pio IX avesse scelto la comunità di Senigallia per mostrare i suoi oggetti e rendere un omaggio alla sua gente”. Sapientemente, poi, Munera non è rimasta staticamente allestita nel solo elegante spazio espositivo interno, ma è uscita dalle sale della Pinacoteca e, attraverso le vie di Senigallia, con una apposita e moderna segnaletica, ha avuto la capacità di diventare pure “I luoghi di Pio IX”, spazi, palazzi, strutture legate, per diversi aspetti ed eventi, a Papa Mastai. Munera. I doni di Pio IX, è stata dunque un vero evento; le scolaresche hanno in gran numero partecipato ai laboratori didattici allestiti a completamento del percorso espositivo, e tantissimi i visitatori che hanno deciso di varcarne i portoni: se ne sono contati oltre cinque mila dall’8 dicembre all’11 febbraio 2001, giorno della Chiusura, segno evidente di un successo legato alla notorietà della figura del Beato Pio IX così come alla accuratezza di questa mostra, che, seppure in pieno periodo invernale, ha reso Senigallia, città a vocazione turistica, un vivace centro culturale, richiamando l’attenzione di giornali, radio e televisioni.

 

Dott. Alessandro Berluti

Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Senigallia

 

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