La relazione di mons. Carlo Liberati al Convegno del Lions di Senigallia – Auditorium San Rocco – Sabato 25 Novembre 2000

INTRODUZIONE

La settimana che precedette la sua fine, Pio IX volle vicino a sé il S. Collegio dei Cardinali, più volte chiese e ricevette l’Eucarestia, invocò gli ultimi sacramenti, li accolse con grande ammirazione dei presenti, benedisse i Cardinali, raccomandò loro di amare la Chiesa e l’unione nell’elezione del Successore (Summ. p. 693, § 2253). Tutti notavano che il Papa pregava con profondo raccoglimento (Summ. pp. 694; 88; 1143) e fervore.

“Il Cardinale Bilio, Penitenziere Maggiore che lo assisteva, vedendo che stava per finire, cominciò a recitare il “Proficiscere”, ma dopo la prima parola vedendo che il Papa si rianimava, si arrestò; ma Pio IX guardandolo fisso disse con voce distinta: “Si Proficiscere”” (Summ. p. 1144, § 3561).

“Dopo il mezzodì il Servo di Dio non parlò più, sebbene mantenesse la conoscenza… Il Cardinal Tommaso Maria Martinelli… alternativamente col Cardinale Bilio, Penitenziere, gli raccomandò l’anima… Il Servo di Dio non si mostrò costernato per la previsione della morte; che anzi prima di perder l’uso della parola manifestò, che moriva contento, dicendo: – Laetantes ibimus – ” (Summ. p. 374-375, § 1178).

“La pietà e la solennità per la presenza del Sacro Collegio, con la quale morì questo Papa, fece esclamare – al Maestro di Casa, Comm. Gioacchino Spagna, il quale aveva già servito tre predecessori di Pio IX : “È il primo Papa, che io vedo morire da Papa” ” (Summ. p. 694, § 2255).

“Anche gli avversari, in gran parte, dettero segno di lutto” (Summ. p. 487, § 1560), “e al Campidoglio fu suonato il famoso campanone” (Summ. p. 487, § 1560).

“Tutta Roma accorse al Vaticano, esclamando “Santo” il Servo di Dio. Tutta Roma accorse a venerarlo, quando la sua salma fu portata in S. Pietro. Io pure con tutto il mio Collegio Nazareno vi andai e lo vidi il S. Padre nella Cappella del SS.mo Sacramento, osservai le sue labbra ancora atteggiate al sorriso, il suo volto addormentato nel sonno del giusto e bisognò esclamare: Ipse defunctus adhuc loquitur. Dei piccoli Convittori sollevati dalle mie braccia, altri dalle braccia dei gendarmi stessi ch’erano li per il buon ordine, “oh quant’è bello!” esclamarono, e con essi anche dai gendarmi si esclamava: “Sì, sì, vedetelo, figliuoli, quant’è bello!” ripetendo: “Quant’è bello Pio IX!”. Mentre dalla grande moltitudine del popolo si erompeva nelle più infuocate espressioni: “Oh! Pio IX è santo!”. E Pio IX fu veramente grande e gran Santo! Gran Santo in vita e in morte. Lungo il periodo dei 262 papi non mai la Chiesa ha goduto tanta e mirabile unità, quanta ne godé nei 32 del Pontificato di Pio IX…

Egli, sebbene in così alto trono, fu sempre santamente staccato dai beni del mondo. Niun Papa, niun Re della terra ha disposto di tanti milioni, e di tanti oggetti preziosi, e, per l’accennato distacco, tutto disponeva in opere di beneficenza, gloriandosi di chiamarsi del terz’ordine di S. Francesco” (Summ. p. 636-637, § 2043-2046).

La sua anima aveva raggiunto così la sospirata meta dell’incontro con il Signore ai primi vespri del 7 febbraio 1878 quando le campane di Roma, alle ore 5,45 dell’imbrunire spandevano nel cielo il suono dolce dell’Ave Maria.

Così terminava il calvario, dopo 32 anni di Pontificato, del Pontefice tra i più amati dal popolo romano nel rimpianto universale.

Per essere proclamato “Beato” è necessario che dopo la proclamazione dell’eroicità delle Virtù (Teologali e Cardinali e quelle del proprio stato) venga riconosciuto un miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile. Per il Servo di Dio Papa Pio IX il riconoscimento delle Virtù eroiche avvenne il 6 luglio 1985, mentre il 20 dicembre 1999 venne promulgato dal Papa Giovanni Paolo II il Decreto sul miracolo.

Pio IX ha goduto fama di santità durante la sua vita e specialmente nell’ultima parte del suo Pontificato quando, caduto definitivamente il potere temporale, divenne evidente a tutta la Chiesa lo sforzo che aveva sostenuto a costruire e ricostruire il “tessuto connettivo” della Chiesa afflitta dal razionalismo anche teologico, dai nazionalismi, dalla massoneria internazionale, dall’anticlericalismo, dalle sette ormai pullulanti nella mentalità moderna, dalla esplosione della “questione sociale” e dal marxismo ateo.

In lui rifulse soprattutto la carità ad ogni livello della vita personale e sociale, carità come frutto genuino di una fede incrollabile in Cristo e nella sua Chiesa.

Era personalmente convinto che la Chiesa era ormai entrata in un’altra fase della storia e vi si adeguò.

Un Pontefice che non avesse avuto una grande lucidità mentale e una profonda luce interiore, emanazione di una intensa spiritualità dalle quali trasparirono sempre coraggio, generosità e grande capacità d’amore ne sarebbe stato travolto. Resistette impavido al timone della barca di Pietro e guidò al largo la Chiesa sul mare agitato dei tempi nuovi anche se tanto diversi da quelli nei quali era stato educato.

Benedetto XIV, il legislatore “princeps” della normativa canonica per le Cause di Beatificazione e Canonizzazione afferma che è necessario dimostrare in un Servo di Dio che la professione eroica delle virtù è stata praticata almeno per dieci anni. Ciò che in Papa Pio IX è abbondantemente avvenuto. E certamente spiccano nella sua vita tutte le virtù teologali e tra le cardinali si evidenzia in modo straordinario la fortezza d’animo e la mitezza. Dice il celebre giurista Carlo A.. Iemolo: “…pure quelli che inveivano… non poterono mai colpire l’uomo né il sacerdote. Gioberti e Farini riconobbero in Pio IX il sacerdote pio, il credente senza ombra di dubbio, l’uomo superiore ad ogni sospetto… Giudicò tutto da punto di vista religioso” (A. C. Iemolo – Convegno di Senigallia dal 28 al 30 settembre 1973).

AUTENTICITA’ UMANA E SPIRITUALE

Per avere una conoscenza più esatta della personalità umana e spirituale di Pio IX così come un orientamento onnicomprensivo del suo Pontificato è necessario:

“Disincagliarlo” dalle secche del Risorgimento italiano da cui è stato circoscritto e come imprigionato e inserirlo nella storia del suo tempo e nel cuore della vita della Chiesa che egli ha governato come pastore per 32 anni e servito con straordinaria dedizione e con mano sicura.
Nell’omelia pronunciata per la sua Beatificazione il 3 settembre u.s. 2000, Giovanni Paolo II afferma: “Proprio in mezzo a questi contrasti brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: “Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell’uomo” (cfr. “Osservatore Romano, 4/5 settembre 2000: Omelia di G.P. II pronunciata il 3 sett. 2000, pp. 6/7).
E allora: prosegue il papa: “Sostenuto da questa interiore convinzione egli indisse il Concilio Vaticano I, che chiarì con magistrale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l’armonia fra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell’Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell’esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte”.
Nella storia politica italiana questo substrato della personalità umana, sacerdotale, pastorale di Papa Pio IX non ha mai interessato gran che. Ma in questo consiste la sua grandezza di uomo e di Pontefice e pertanto il suo straordinario ruolo nella storia della Chiesa. Se non avesse posseduto una fede tanto profonda ed una confidenza smisurata nella assistenza dello Spirito Santo nella storia e nella vita della Chiesa sarebbe stato travolto dagli avvenimenti drammatici che si verificarono durante il suo Pontificato.
Invece non soltanto non si lasciò cogliere dallo scoramento o dalla depressione ma condusse al largo la Chiesa sul mare in tempesta del mondo e la rese più grande e più amata. Sperò “contra spem”.
A questa prima osservazione se ne deve aggiungere un’altra fondamentale che risulta decisiva per comprendere l’uomo di Dio e della Chiesa, il Vicario di Cristo, il testimone fedele del Dio della rivelazione biblica, il Santo.
Un vecchio cliché storiografico vorrebbe contrapporre nel pontificato di Pio IX due momenti: quello delle “riforme” e quello della “involuzione autoritaria”. Nella prima fase, quella del biennio 1846-1848, tra l’elezione al pontificato e la fuga a Gaeta, il papa Mastai appare come sovrano liberale e illuminato, campione del Risorgimento incipiente. Nella seconda fase, il trentennio autoritario, egli sarebbe colpevole non solo di aver “tradito” la causa delle riforme e del risorgimento, ma di aver gettato, con il Sillabo e il Concilio Vaticano I, le basi di un concezione monolitica e accentratrice della Chiesa e della società.
Diversa si presenta la realtà allo storico che voglia indagare il pontificato piano con obiettività e serenità di giudizio.
Gli avvenimenti del pontificato di Pio IX ci aiutano in particolare a comprendere la differenza tra riforma, o meglio tra riforme e Rivoluzione. Esistono infatti le riforme, in concreto e al plurale, non esiste la riforma al singolare e con la maiuscola, a meno di non considerare tale quella protestante del XVI, che non fu autentica riforma, ma vera Rivoluzione religiosa. Esiste invece, ed è stata ben descritta e definita, la Rivoluzione al singolare e con la maiuscola, come fenomeno di sovvertimento radicale non di uno specifico ordine storico, ma dell’ordine per eccellenza che è quello promosso e instaurato dalla Chiesa, ossia dalla Cristianità, o Civiltà cristiana, “realizzazione nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi dell’unico vero ordine tra gli uomini”.
Le riforme possono talvolta condurre alla Rivoluzione, ma sono atti di qualità e di natura diversa da questa. Le riforme si situano all’interno di un sistema che vogliono migliorare, la Rivoluzione si situa all’esterno di un ordine che vuole distruggere l’ordine sociale cristiano. La Rivoluzione spesso si serve della maschera delle riforme per attecchire. Ciò accadde con la rivoluzione protestante e con quella francese, che può essere considerata l’archetipo di ogni rivoluzione. Se mostrasse il suo volto, la sua essenza ideologica nichilista e distruttiva, la Rivoluzione perderebbe il consenso di cui ha bisogno per realizzarsi. Pio IX visse drammaticamente il contrasto che all’interno del suo Stato si aprì tra le riforme e la Rivoluzione.
Sul fatto che Pio IX aprì il suo pontificato con una serie di rilevanti riforme politiche, sociali e amministrative non esiste dubbio. Tra l’amnistia ai detenuti e agli esuli politici del 16 luglio 1846, primo atto del pontificato, e la concessione dello Statuto fondamentale per il governo temporale degli Stati della Chiesa, il 14 marzo 1848, si situano l’introduzione del Comitato per la riforma della pubblica amministrazione, la creazione della Consulta di Stato, costituita da due corpi legislativi elettivi, la concessione di una più ampia libertà di stampa, e così via. Nessuno di questi atti, preso in sé poteva considerarsi rivoluzionario, nel senso di determinare un radicale sovvertimento dello Stato Pontificio. Nelle intenzioni del Pontefice, tali provvedimenti erano motivati da un sincero desiderio di migliorare le condizioni materiali e morali dei suoi Stati, accogliendo le istanze politiche e sociali che da più parti gli venivano rivolte. Posti uno accanto all’altro e strumentalizzati, esso vennero a inserirsi in un processo il cui esito fu un’autentica rivoluzione.
Lo stesso Pio IX ha tracciato una minuziosa storia di questo itinerario nella allocuzione Quibus, quantisque, pubblicata a Gaeta il 20 aprile 1849. La grande portata di questo documento non è dottrinale (come è il caso, ad esempio, della Qui pluribus e della Quanta cura) ma storica, perché costituisce un’analisi retrospettiva e, se così si può dire, un’interpretazione autentica dei primi tre anni di pontificato di Papa Mastai, dalla sua elezione fino alla Repubblica romana. La Quibus, quantisque rappresenta realmente, come osservò lo Spada, “Il compendio di tutti gli avvenimenti più importanti del pontificato (nei primi due anni), l’enunciazione delle intenzioni primitive che lo dominarono e degli inganni subiti per opera di un partito ch’egli credette col perdono di correggere e di ammansire”.
Il “partito” che Pio IX si trovò di fronte nel primo biennio del suo pontificato fu quello che, secondo la nota formula leninista, potrebbe essere definito dei “rivoluzionari di professione”. Essi costituivano a Roma, come negli altri Stati italiani, una minoranza organizzata che, secondo le parole di Luigi Salvatorelli, dirigeva l’agitazione popolare “prendendo occasione dalle concessioni di Pio IX, ingrandendole, cambiandone il significato, facendo pressioni per ottenerne sempre di nuove”. Ciò spiega come fin dalla concessione della amnistia, divampasse attorno al nome di Pio IX, quello che il padre Martina ha definito “l’inizio di un delirio collettivo dell’opinione pubblica”.
Nelle intenzioni del “partito della Rivoluzione”, le riforme pontificie erano fasi per giungere in maniera graduale ma rapida alla sostituzione dello Stato della Chiesa con una “Repubblica romana” che avrebbe dovuto costituire il centro promotore della repubblicanizzazione di tutta la penisola. Questo piano fu evidente a Pio IX fin dalle prime settimane del 1848, come egli stesso ci ricorda nella Quibus quantisque, rievocando i giorni dell’elargizione dello Statuto con queste parole:
“E qui vogliamo manifestare al mondo intero che al tempo stesso quegli uomini, fermi nel loro proposito di sconvolgere lo Stato pontificio e l’Italia tutta, Ci proposero di proclamare non una Costituzione, ma una Repubblica, come unico scampo e difesa della salvezza sia Nostra, sia dello Stato della Chiesa. Abbiamo ancora presente nella memoria quella notte, ed abbiamo ancora davanti agli occhi alcuni, che miseramente illusi ed affascinati dagli orditori di frodi, non dubitavano di patrocinare in ciò la loro causa e di proporci la proclamazione stessa della Repubblica. Il che, oltre ad innumerevoli e gravissimi altri argomenti dimostra sempre più che le domande di nuove istituzioni ed il progresso tanto predicato da tali uomini mirano unicamente a tenere sempre vive le agitazioni, a eliminare ogni principio di giustizia, di virtù, di onestà, di religione; e ad introdurre, a propagare ed a far largamente dominare in ogni luogo, con gravissimo danno e rovina di tutta la società umana l’orribile fatalissimo sistema del Socialismo, o anche Comunismo, contrario principalmente al diritto ed alla stessa ragione naturale”.
Questo passo è di grande importanza perché ci aiuta a far luce sulla celebra allocuzione Non Semel del 29 aprile 1848 con cui Pio IX, rifiutandosi di porsi alla testa della guerra contro l’Austria, ruppe definitivamente con il partito della Rivoluzione.
Molti ritengono che la ragione principale della “svolta” di Pio IX fosse il timore di uno scisma dei cattolici austriaci, ventilato come possibile dal Nunzio a Vienna Viale Prela, dopo lo scoppio della guerra contro l’Austria, promossa da Carlo Alberto il 23 marzo 1848, con la partecipazione di volontari e milizie regolari pontificie. L’ipotesi non è priva di fondamento ed è esplicitamente evocata dallo stesso Pio IX nella sua allocuzione, ma non sembra decisiva. (Cfr. Roberto de Mattei – Pio IX, Piemme 2000) (e anche: R. de Mattei – Prolusione al Convegno della Fondazione “Cajetanus” – 23 sett. 2000, Milano).
Chiariamo allora subito il senso della spiritualità del Beato Pio IX. Una spiritualità, nella sua autenticità, si compone di natura e di grazia, cioè di tutte le qualità naturali che noi usiamo chiamare carattere e dei doni di vita soprannaturale.

Qual era il carattere di Giovanni Maria Mastai Ferretti? Il prof. Giacomo Martina nella sua ricerca rileva in lui: “Una cordiale bontà di cuore, pronto a farsi tutto a tutti nei limiti del possibile, unita ad una istintiva irrefrenabile grazia che, se talora offendeva qualcuno, più spesso rendeva simpaticissima la sua compagnia; un robusto buon senso ed equilibrio, incline a cogliere al volo i limiti delle situazioni e non scevro da una punta di scetticismo, un certo talento amministrativo… un’intelligenza più pratica che speculativa”. Affettivo, sensibilissimo, desideroso dell’amicizia, bisognoso di confidenze spontanee, pronto allo scherzo, tutto cuore insomma e facilmente eccitabile, ma insieme osservatore attento degli uomini e delle cose, incline alla critica e al sarcasmo, temperato però dalla bontà e dall’arguzia.

Su tutto domina sempre più, di giorno in giorno, la fiducia in Dio, nutrita di una ardente pietà che favorisce la sua vocazione scoperta dopo faticose analisi e accompagnata subito dal proposito di servire la Chiesa non nell’amministrazione, dalla quale si sentiva alieno, ma nella cura pastorale. L’anelito verso il Signore non si attenuò, anzi si approfondì con il tempo e con l’esperienza.

La bontà d’animo, la sincerità, la dedizione al servizio della Chiesa rimangono le sue caratteristiche migliori. Ma questa spiritualità, semplice e profonda, resta unita a quella spontaneità che lo ha reso sempre simpatico. Del resto già nei circoli letterari di Pesaro presieduti da Giulio Perticari dopo il 1812, vicino allo zio Vescovo Andrea Mastai, lo avevano definito “Giovannino il Buono”.

È opportuno ricordare quanto lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II ha affermato il 3 settembre u.s. 2000, giorno della Beatificazione di Papa Mastai Ferretti: “In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle Verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio e ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell’adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato. Ma anche odiato e calunniato”.

I “laicisti” provenienti dalla scuola e dalla cultura liberale e massonica imposta dopo la metà dell’ ‘800 non sono in grado di valutare la “specificità” del servizio pastorale fatto alla Chiesa universale dal Pontefice marchigiano.

Non pochi cattolici, figli di un certo “sinistrismo culturale” di moda dopo il Vaticano II sono caduti nella trappola tesa da una mentalità imposta dai mass-media, scarsamente obiettiva e generalmente non interessata al “Proprium” della Chiesa che è la santità. A molti cattolici inoltre resta ancora sconosciuta la profonda spiritualità di Pio IX. La sua statura morale e spirituale è ancora in gran parte da esplorare.

La sua pietà personale si nutriva di Eucarestia con episodi della sua vita di intensa commozione (come attendere personalmente alla cura della sua Cappella, l’adorazione quotidiana, la devozione al S. Cuore di Gesù e la sua Intensa devozione alla Madonna (Dogma dell’Immacolata Concezione – 8.XII. 1854).

Con l’Eucarestia, la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Pio IX si era fatto iscrivere alla guardia d’onore del Sacro Cuore di Gesù. Uno dei più significativi atti del suo pontificato fu quello di proclamare Beata la Venerabile Margherita Maria Alacoque (18 sett. 1864) lui che già nel 1856, su istanza dei vescovi francesi, aveva esteso la festa del Sacro Cuore alla Chiesa universale. Proclamando Beata Margherita M. Alacoque, canonizzata poi da Benedetto XV il 13.V.1920, intese presentarla come scelta dal Signore per rivelare il suo amore e spingere a rispondere invocando Gesù sotto il simbolo del cuore.

Rilievo particolare in Pio IX ha la devozione alla Madonna. Il 24 novembre 1848, in seguito alla grave perturbazione civile e politica sopraggiunta a Roma, il Papa lasciò Roma e giunse a Gaeta.

Il 2 febbraio di quel 1849, si rivolgeva a tutti i vescovi del mondo con l’enciclica “Ubi primum” con la quale chiedeva il parere sull’opportunità di definire l’Immacolata Concezione come dogma. Su seicento risposte, nove su dieci furono favorevoli e l’8 dicembre 1854, alla presenza di oltre 200 cardinali e vescovi, con la Bolla “Ineffabilis” “con voce chiara e sonora” lo proclamò con tanta emozione che la sua voce per tre volte dovette fermarsi. Promosse il mese di maggio in onore di Maria e tenne sempre sul suo scrittoio la Madonna dipinta dal Sassoferrato.

Insieme alla devozione alla Madonna ebbe anche quella a San Giuseppe. Il 10 settembre 1846 estese la festa del patrocinio di San Giuseppe a tutta la Chiesa e l’8 dicembre 1870 con il decreto “Quemadmodum” lo dichiarò patrono della Chiesa universale.

Una spiritualità, quella del Papa Pio IX con scelte pastorali efficaci. Con la promozione di un clero più preparato, più pio, più zelante, con particolare cura per i seminari e l’istituzione del “Seminario Pio” per le diocesi dello Stato Pontificio; con lo sviluppo degli ordini e delle congregazioni religiose; con la qualificazione della liturgia e dell’arte sacra; con il desiderio dell’unità cristiana e apertura all’Oriente; con l’avvio di un cattolicesimo sociale e l’opera del vescovo di Magonza Ketteler, con la valorizzazione dei laici, specie con l’Azione Cattolica che egli istituì e promosse.

Si, una spiritualità autentica, quella del Verbo Incarnato.

Certamente Pio IX ha traghettato la Chiesa dalla fine del potere temporale all’epoca moderna consegnando ai suoi successori, intatto, il patrimonio immutabile della “divina rivelazione” che è il fondamento del Cristianesimo e ribadendo attraverso la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria (8. XII. 1854) e della Infallibilità Pontificia (18.VII.1870) la supremazia di Dio e del Ministero Trinitario sulle fragilità delle culture transeunti e della provvisorietà dell’esistenza. Non dimentichiamo che all’epoca di Pio IX, il liberalismo anche in campo cattolico, pretendeva di applicare la presunta superiorità della ragione sul dato rivelato confinando al mondo della fantasia personale e del sentimento quanto di religioso non fosse compatibile con la illuminazione dell’intelletto umano.

Se poi guardiamo oltre il suo Pontificato e ci rendiamo conto dei danni procurati dalle dottrine moderne, figlie del razionalismo, e dalla conseguente azione della Chiesa sotto il Pontificato di S. Pio X contro il modernismo, allora possiamo affermare che Pio IX è ben riuscito nell’impresa. Solo che essendo stato il primo a farlo s’è poi preso tutta la reazione della cultura moderna che, tra l’altro, si presenta assai fragile e provvisoria.

L’ UOMO DI DIO

L’uomo di Dio, sacerdote, vescovo, Pontefice con il nome di Pio IX si era distinto sin da sacerdote giovanissimo per una vita di pietà profondamente ancorata alla SS. Eucarestia e che con un termine teologico più confacente alla nostra mentalità moderna diciamo “cristocentrica”, cioè tutta orientata ed immersa nella persona e nel mistero di Gesù Cristo presente nell’Eucarestia e nella vita della Chiesa.

Mons. Angelo Mencucci, anche nell’ultimo inserto di: “Riparazione Eucaristica” (Loreto, Agosto/Sett. 2000) rievocando la 1a Comunione e l’ultimo anniversario della 1a Comunione di Pio IX (Senigallia 2 febbraio 1803 – Roma 2 febbraio 1878) scrive citando anche don Luigi Bogliolo (Profilo Spirituale di Pio IX):
“Anche il Bogliolo nel suo studio sul “Profilo spirituale del Pontefice pone l’accento su questa data legandola all’ultima comunione e scrive: “Il contatto con Gesù Cristo vivente nell’Eucaristia è il cardine della vita interiore di Pio IX, la fonte da cui sono scaturite le sue virtù, la misteriosa energia divina che lo portò all’eroismo, oggi riconosciuto dalla Chiesa. Due date segnano l’arco luminoso della sua interiorità eucaristica: la prima Comunione: Senigallia 2 febbraio 1803, Roma 2 febbraio 1878; 75° anniversario di quella sua prima Comunione che egli ha voluto celebrare invitando tutti i fanciulli del mondo ad unirsi a lui per ringraziare Dio del grande dono. Mancavano solo cinque giorni alla sua dipartita per l’eternità. È assai significativo ch’egli abbia voluto celebrare quella data con eccezionale solennità. È certo che la Prima Comunione segnò per il giovinetto Mastai una data indimenticabile tornata vivissima nella sua mente e al suo cuore a 75 anni di distanza, come punto di partenza della sua vita spirituale e sacerdotale. L’Eucaristia è sempre stato il mistico rifugio quotidiano del suo spirito, specialmente nei momenti più difficili. Di lì traeva la forza per portare giorno per giorno la pesante croce che Dio aveva collocato sulle sue spalle prima come Vescovo e soprattutto come Pastore della Chiesa, un peso divenuto sempre più grave durante i 32 anni di Pontificato. Un calvario durato fino al termine dei suoi giorni”.

DUE ASPETTI DELLA SPIRITUALITA’ CRISTOCENTRICA DI PIO IX: LA DEVOZIONE ALL’ EUCARESTIA ED AL SACRO CUORE

Pio IX ha intensamente vissuto la pietà eucaristica in tutte le sue forme. In primo luogo nella celebrazione quotidiana della Messa con un fervore non comune da cui traspariva tutta la sua fede, nell’adorazione diurna e notturna nella cappella privata e nelle Chiese che trovava sul suo cammino quando usciva a passeggiare per Roma, con l’attribuire una straordinaria importanza alla festa del Corpus Domini alla quale prendeva parte reggendo l’ostensorio, anche da Papa. La stessa devozione al S. Cuore di Gesù ch’egli coltivò e propagò tanto da meritare il titolo di Papa del S. Cuore, si risolveva concretamente, per lui, in devozione eucaristica come il risvolto della stessa medaglia. La sua vivissima fede vedeva e sentiva il Cuore di Gesù vivo e presente sotto i veli eucaristici. In questo senso la interpretava, la diffondeva, ne fece oggetto della direzione spirituale per infondere fiducia e coraggio nelle anime da lui dirette, quand’era ancora vescovo. “Dal Cuore di Gesù la Chiesa e la società debbono sperare la salute”: era questa la sua intima persuasione. Da papa consacrò la Chiesa del S. Cuore (1875), poi vi consacrò tutto il mondo cattolico, prevenendo la solenne consacrazione disposta dal suo Successore, Leone XIII. Il 25 agosto 1856 rese obbligatoria la festa del Sacro Cuore estendendola a tutta la Chiesa.

Ancora vescovo di Imola aveva istituito a Lugo l’Istituto delle perpetue adoratrici del S. Cuore. Negli ultimi anni della sua vita volle fondare a Roma, al Castro Pretorio, il già ricordato Santuario in onore del S. Cuore di Gesù che solo Leone XIII condurrà a pieno compimento nel maggio del 1887.

La convergenza della devozione al S. Cuore nell’Eucaristia è stata una delle precipue intenzioni del venerando pontefice ben sapendo e sapientemente ricollegando al suo punto esatto di origine la vera pratica

Anche il Bogliolo nello studio citato sulla spiritualità di Pio IX attesta che Egli propugnò la devozione al Sacro Cuore vedendolo vivo, presente ed operante nella SS. Eucaristia.

Alcuni storici parlano di una riscoperta di Cristo nella pietà cattolica del secolo di Pio IX. Sì! È veramente così. Proprio grazie all’impulso di viverla – in modo non astratto, ma additandolo vivo, presente ed operante in mezzo al suo popolo nella SS. Eucaristia – Pio IX ha dato un contributo unico e non facilmente calcolabile alla riscoperta della reale presenza di Gesù eucaristico e alla diffusione e rifioritura della pietà eucaristica che troverà il suo pieno sviluppo soltanto nei suoi sucessori, in primo luogo S. Pio X.

Egli stesso ne dava l’esempio, celebrando quotidianamente con grande fervore. Quand’era vescovo di Imola e prima ancora quando era vescovo di Spoleto “compiva ogni sera la visita al Santissimo nella Cattedrale” (S. 459). Ancora vescovo di Spoleto domandò, e purtroppo ne ebbe un rifiuto, di poter conservare la SS. Eucaristia nella sua cappella privata. Non si turbò per la risposta negativa. Accettò serenamente il rifiuto, ma così ebbe il vantaggio di edificare i suoi diocesani con la sua visita quotidiana al SS. Sacramento. Alle anime da lui dirette raccomandava con molta insistenza la devozione all’Eucaristia. Ecco alcuni saggi: “Comunicatevi con frequenza e con fiducia e dalle comunioni troverete tutta la vostra forza” (S. 1573); “Fate visita al SS. Sacramento quando potete e non lasciate la comunione” (S. 1578); “Non dimenticate la frequenza alla SS. Comunione di cui avete bisogno” (S. 1850); “Seguitate costantemente la frequenza della SS. Comunione, unico conforto in questa valle di miserie” (S. 1581).

Dicono le testimonianze che, la sera, scendeva spesso dal Quirinale, a piedi, verso Piazza S. Silvestro e nella chiesa omonima lui stesso officiava l’adorazione eucaristica con omelia e S. Benedizione solenne e poi risaliva la china e tornava al Quirinale accompagnato da folle di ragazzini che lo seguivano come fosse un normale Parroco dell’Urbe. Purtroppo ad un certo punto della sera li doveva congedare dai giardini del Quirinale perché tornassero nelle loro famiglie ma sermpre con un piccolo dono. Questo era Pio IX.

Nell’itinerario della vita di fede quotidiana del Pontefice o, se vogliamo nella sua pietà eucaristica, si notano le tracce profonde di quei propositi scritti già nel lontano 16 novembre 1821, sacerdote da appena due anni e mezzo.

Mons. Oddo Fusi-Pecci, il nostro Vescovo emerito, nella Settimana Liturgica Nazionale svoltasi a Senigallia nell’agosto del 1991 volle questi punti fermi della fede del futuro Pio IX nell’Eucaristia:

Da papa trovò sempre nell’Eucaristia il conforto quotidiano del suo spirito, specialmente nei momenti più difficili. La “Positio” per la introduzione della Causa di beatificazione riporta numerose testimonianze. Così diceva a due persone che aveva introdotte nella sua cappella privata: “Il povero Papa ha anch’egli bisogno di starsene un po’ solo con Gesù; ho tante cose da dirgli, tanti lumi da chiedergli, tanti consigli, tante grazie”. Fatta l’adorazione, aprì il tabernacolo e mostrando nell’interno della sua porticina un magnifico monogramma di Gesù in diamanti “Qui disse, io ci metto ciò che ho di più bello e prezioso: tutto per lui; è lui il gran padrone e maestro”. Di questa cappella egli si era assunto la cura e custodiva da sé la lampada del Sacramento.

Altro teste informa che egli faceva lunga preparazione alla celebrazione della messa e lungo ringraziamento. Ammirabile era il fervore che si ammirava in lui quando celebrava la messa, nella quale egli non era né troppo prolisso né troppo breve. Attribuiva grande importanza alla festa del Corpus Domini. In relazione alla dottrina giansenista favorì la comunione frequente, manifestando il suo compiacimento ai vescovi che la promuovevano. Raccomandò la adorazione perpetua che si propagò notevolmente in Inghilterra, nel Canadà, negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Pio IX accolse con gioia l’apostolo della Eucaristia S. Pietro Giuliano Eymard e approvò la Congregazione del SS. Sacramento da lui fondata.

L’Eucaristia infatti Pio IX la viveva in intima comunione con Cristo che offre il Suo corpo in sacrificio, perciò come sorgente di amorevole accoglienza dei poveri, di condivisione di sofferenze, di aiuto generoso, di incentivazione di solidarietà e di opere sociali, in continuità di spirito con quei primi anni di sacerdozio al “Tata Giovanni” di Roma.

Questa sua devozione ed imitazione della sacrosanta umanità di Cristo contemplato nell’Eucaristia dove secondo la stupenda espressione biblica “è sempre vivo ad intercedere per noi (: semper vivens ad interpellandum pro nobis)” – modellò certamente la sua umanità, lo stile della sua vita sacerdotale, il suo comportamento quotidiano di pastore.

Dice Giulio Andreotti nel suo libro “Volti del mio tempo – S. Paolo, 2000 pp. 137”, “Tutte le biografie e gli altri testi che se ne occupano sono concordi nel descrivere la vita di questo Papa come luminosamente virtuosa, ricca di fede e di carità.

Dal popolino dell’ospizio Tata Giovanni (gli “anni più belli della sua vita”) agli allievi della scuola di formazione agricola a Vigna Pia; dallo stuolo di infermi da lui visitati negli ospedali ai destinatari di una ininterrotta e silente attività assistenziale è scaturita una testimonianza univoca, che si ricollega nello stesso segno positivo alla giovinezza intemerata, ad un sacerdozio umile e attivissimo, all’avventurosa missione diplomatico-spirituale in Cile, all’azione episcopale in Spoleto e ad Imola.

Nelle due sedi vescovili ricoperte dimostrò non solo grande capacità nel rafforzare le strutture religiose, ma sensibilità umana straordinaria. L’ufficiale austriaco che gli dava copia di una lista di giovani che stavano per esser arrestati se la vide stracciare in quattro pezzi, con l’affermazione: “Quando il lupo vuol divorare le pecore non ne dà notizia al pastore”. In questo e in altri casi consimili cercò sempre di esercitare una sorta di diritto d’asilo e di protezione provocando il mugugno in primo luogo dell’ecclesiastico preposto alle cure temporali.

Trasferito dall’Umbria a Imola (quella popolazione “più calorosa” richiedeva un vescovo energico e nello stesso tempo comprensivo), con grande arditezza favorì – nel 1831 – per arginare il malcontento – la creazione della Guardia civica, che purtroppo andò oltre la finalità voluta dall’arcivescovo, inalberando simboli repubblicani e dando così luogo all’ironico commento del segretario di Stato Lambruschini: “In casa Mastai anche i gatti sono liberali”.

Questo atteggiamento critico non era condiviso dalla maggioranza del Sacro Collegio se, morto nel giugno 1846 Gregorio XVI, con due soli giorni di conclave scelsero come successore proprio il cardinale di Imola, il cui pontificato si sarebbe eccezionalmente protratto per ben trentadue anni. Lo iniziò con un’amnistia per i reati politici e con un decreto sulla libertà di stampa; fatto nuovo negli Stati italiani. Per la sequela di angosce e di speranze, sempre sotto l’assillo della difesa del territorio, mi pare riassuntiva una frase detta da Pio IX al delegato austriaco che esigeva un forte presidio militare a Ferrara: “Le baionette occorrono per opprimere il popolo, per renderlo felice basta la sola potenza dell’amore”. Le forti passioni politiche di un lungo periodo tumultuoso consentirono poco al popolo stesso d’apprezzare questa virtù caratteristica di un Papa molto più religioso che temporalista. Arrivò quasi all’ingenuità inviando messi all’imperatore d’Austria perché rinunciasse sic et simpliciter ai domini italiani.

A creare ostacoli al Papa non furono solo i rivoluzionari e gli ultraconservatori, ma una parte della stessa Curia.

C’è un importante biglietto autografo di Pio IX con il quale corresse così un passo delle bozze della storia del pontificato che stava scrivendo il padre Ballerini: “La diplomazia chiedeva al Papa che concedesse delle riforme e quando queste erano state accordate se ne è lamentata: dunque la diplomazia non era in buona fede”.

Il papa ne soffriva ma non reagì mai né con loro né con gli altri con misure dure e ancor meno vendicative. Singolare è questo paterno riferimento a Garibaldi, che pure rappresentava l’ala anticlericale di patrioti: “Dica a Garibaldi che questo povero vecchio che egli chiama il Vampiro del Vaticano gli perdona, prega per esso e anche questa mattina ha detto la Messa per lui”.

Il Papa pregava sempre per quelli che si proclamavano suoi nemici.

L’ UOMO DI DIO E L’ APOSTOLO DELLA CHIESA UNIVERSALE

La vita di fede “cristocentrica ed eucaristica” genera nella persona che crede quell’attitudine all’oblatività cioè al dono di sé che è somma cioè perfetta in Gesù Cristo e ottenuta per grazia di Cristo “in pienezza di grazia” in Maria SS.ma. L’oblatività abituale rinnovata cioè accresciuta dalla grazia sacramentale dell’Eucaristia, dall’orazione, dalla grazia attuale e dalle opere della carità trasformano la persona e la rendono capace di eroismo nella professione delle virtù.
Ciò avvenne mirabilmente nel Pontefice Pio IX. Nel suo lungo Pontificato rifulsero fortezza e sapienza. Infatti per compiere il suo ufficio supremo non si risparmiò nessuna fatica, nessuna veglia; emise molti e importanti documenti, dotato di grande vigilanza onde proporre sempre la illuminata dottrina della divina verità.

Inoltre molto operò e molto anche soffrì, sì che a lui veramente convengono le parole del Vangelo “Il Buon Pastore dà la vita per le sue pecore”. (Giov. 10,11)

L’ ELOGIO DI LEONE XIII

Subito dopo la sua morte un elogio con parole molto solenni fu pronunziato da Leone XIII, suo immediato successore nella Cattedra di S. Pietro, nella sua prima allocuzione ai Cardinali. Egli, quasi oppresso dal grave peso del Pontificato che gli era stato conferito, così si espresse: “La debolezza delle nostre forze è profondamente impari a sopportare un incarico tanto grande, che invero avvertiamo anche più grande quanto più luminosa e celebre è la fama del Nostro predecessore Pio IX d’immortale memoria, diffusa in tutto il mondo.

Quell’insigne reggitore del gregge cattolico combatté sempre con animo invitto per la verità e per la giustizia e colle sue grandi fatiche nel governare la cristianità adempì pienamente ai suoi doveri in maniera esemplare; non solo fece onore a questa Sede Apostolica con lo splendore delle sue virtù, ma colmò pure talmente tutta la Chiesa di amore e ammirazione per Lui, che, come egli superò tutti i Pontefici per la lunghezza del suo Pontificato, così forse riscosse più di tutti gli altri grandissime testimonianze di pubblico ossequio e venerazione”. (Atti di Leone XIII, vol. I, pag. 37-38 – Allocuzione del 13 maggio 1878 ai Rev.mi Cardinali, nel Palazzo Vaticano).

La fama di santità non ebbe inizio soltanto dopo la sua elezione a Pontefice (16 giugno 1846). Se si considera attentamente il suo zelo per le anime, la sua assoluta dedizione nell’educare i giovanetti più poveri e nello intraprendere il difficilissimo viaggio verso l’America coll’intenzione di rimanervi a fare il missionario, appare che nel suo animo c’era un indole eroica. Infatti quando egli era a Genova e si accingeva a partire per le regioni dell’America, così scrisse di lui il Card. Luigi Lambruschini che lo conosceva bene: “Molte cose ha operato Dio in quel purissimo cuore e lo inonda di un profluvio di suprema carità”. (Lettera del 2 aprile 1825 in Manzini – Il Card. Luigi Lambruschini – Edit. Vaticana, 1960 – pag. 392).

LA CADUTA DEL POTERE TEMPORALE

Bisogna sinceramente riconoscere che i tempi in cui la Divina Provvidenza affidò a Pio IX la guida di tutta la Chiesa furono i più tempestosi fra tutti.

Ma il servo di Dio non solo pilotò con costanza la nave della Chiesa attraverso le drammatiche vicende di quel secolo ma, allorché fu privata del potere temporale per violenza altrui, egli la configurò in una nuova e migliore forma apostolica. Infatti la Chiesa, spogliata del potere civile, divenne più sollecita delle cose di Dio e, sotto la guida del Papa, riuscì a consolidarsi nell’unità interna, mentre, animata di nuovo fervore, si innalzò talmente che, dal tempo di Pio IX fino ai nostri giorni, la Sede Apostolica non ha mai raggiunto un maggiore prestigio.

Si può dire che Pio IX abbia instaurato il Pontificato moderno e con esito tanto felice da far apparire vere le profetiche parole di Cristo: “E le porte dell’inferno non prevarranno contro di lei”. (Matteo 16-18) (cfr. anche: R. Aubert: Il Pontificato di Pio IX: 1846-1878; Voll. II, S.A.I.E., Torino 1970)

PRODIGIOSA OPEROSITA’ PASTORALE

Riprodusse nella sua vita l’immagine del vero Pastore non solo custodendo e alimentando il gregge a lui affidato, ma aumentandolo grandemente. Nel corso degli anni del suo Pontificato consentì l’espansione della Chiesa in modo mirabile. Oltre ad aver costituito il Patriarcato Latino nella Santa Città di Gerusalemme, eresse 29 Sedi Metropolitane, fondò 133 Sedi Episcopali, 3 Prefetture Apostoliche e 3 Delegazioni Apostoliche. Nelle terre di Missione istituì 33 nuovi Vicariati Apostolici e 15 Prefetture; ricostituì la Sacra Gerarchia in Inghilterra ed in Olanda. Ebbe una cura speciale per le Missioni e diede ad esse un nuovo impulso, specialmente in America Latina e in Africa.

Donò il primo Cardinale all’America Settentrionale; favorì le tradizioni e i riti della Chiesa Orientale. E manifesto segno del suo favore verso di essa fu la Canonizzazione di San Giosafat Vescovo e Martire.

Pose le prime basi della Congregazione per le Chiese Orientali istituendo la Sezione autonoma per gli Orientali nella Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Ebbe la massima cura per una conveniente preparazione e formazione spirituale e intellettuale del Clero. Fondò moltissimi Seminari, sia a Roma, sia in tutto il mondo. Fra questi bisogna ricordare il SEMINARIO PIO, costruito a sue spese.

Ebbe la massima cura della vita religiosa, Innumerevoli nuove istituzioni trovarono in Pio IX non solo un fautore, ma quasi un autore, tanto che, ad esempio la Società Salesiana di S. Giovanni Bosco riconosce il Servo di Dio Pio IX come secondo fondatore. Rinnovò gli Istituti e gli Ordini Religiosi più antichi e sembrò quasi avere infuso in essi nuova linfa vitale.

DIFESA DI POPOLI OPPRESSI

Difese i popoli oppressi, come ad esempio i Polacchi, con grande coraggio, nei discorsi e nelle azioni. Proclamò con energia i diritti e la libertà della Chiesa non per ambizione, né per desiderio di dominio, ma soltanto per rimuovere gli ostacoli che impedivano la piena potestà e libertà del Sommo Pontefice (cfr. Leone XIII, Atti, vol. I, Lettera Enciclica “Inscrutabili Dei Consiglio” – 12 maggio 1878, PP. 51-52).

ATTI DI SUPREMO MAGISTERO

L’opera più importante del Servo di Dio Pio IX è però il Concilio Vaticano I, che gettò le fondamenta dell’Ecclesiologia, portata poi a perfezione dal Concilio Vaticano II, per mezzo del Primato e del magistero infallibile del Romano Pontefice (cfr. Concilio Vaticano II “Lumen Gentium”, III, 18).

Un altro merito del Servo di Dio Po IX, per il quale non c’è lode adeguata, è la solenne definizione del dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, che commosse e allietò intensamente tutta la Chiesa e favorì vivamente la pietà cattolica. La devozione Mariana infatti porta con se necessariamente la devozione verso Gesù Eucaristia: ogni Santuario Mariano è sempre stato anche un centro di culto dell’Eucaristia.

Né è da dimenticare il fatto che Pio IX ha dichiarato S. Giuseppe Patrono Universale della Chiesa, fra l’esultanza di tutto il popolo di Dio; ne derivò un grande aumento della devozione cristiana.

Bisogna aggiungere che questo piissimo Pontefice onorò con la corona dei Santi innumerevoli seguaci di Cristo che si erano distinti per la virtù della loro vita, e conferì il grande titolo di Dottore della Chiesa a tre illustri Vescovi quali S. Ilario di Poitiers, S. Francesco di Sales e S. Alfonso de’ Liguori.

AZIONE CATTOLICA E RINNOVAMENTO DEGLI STUDI

Sono da ricordare infine tre cose che dimostrano il suo ardente zelo per il progresso della Chiesa nei nostri tempi: la fondazione cioè dell’Azione Cattolica, il vigore con il quale promosse le Leghe Cattoliche degli Operai, il rinnovamento e il riordinamento degli studi ecclesiastici per una maggiore formazione del Clero sulle orme di S. Tommaso; scelta che i suoi Successori ampliarono più diffusamente.

La fonte di tutte queste opere di Pio IX sta sempre nella sua ardente vita spirituale. Difatti, fin dall’inizio del suo sacerdozio si era proposto: “Tutto il mio operare in Dio, con Dio e per Iddio”.

Tutto ciò che fece ed insegnò deve dunque essere esaminato solamente tenendo conto di questo principio e tutto deve essere giudicato con questo criterio. Se qualcuno, sia pur senza volerlo fare di proposito, dimentica questa sua “ispirazione-intenzione fondamentale” e la separa dalla sua attività, proferisce un giudizio riduttivo ed erroneo.

Come Sacerdote, come Vescovo e come Sommo Pontefice il Servo di Dio, senza interruzione e in modo continuo, apparve e fu veramente “UOMO DI DIO”; uomo di preghiera assidua, senz’altro desiderio che la gloria di Dio il bene della Chiesa e la salvezza delle anime; e non cercava niente altro se non compiere in tutte le cose la volontà di Dio e a quella aderiva con tutta l’anima, per quanto grandi fossero le sofferenze che doveva sopportare. Questo solo fu sempre la regola principale della sua vita e della sua attività pastorale.

Mirando solo a questo, egli cercò di risolvere problemi talvolta difficilissimi che nel più alto ministero pastorale non raramente fu costretto ad affrontare.
“NON VOGLIO SCOSTARMI UN APICE DALLA DIVINA VOLONTÀ” (A. Serafini – Pio IX – Vaticano 1958, pag. 1682) restò il costante proposito sacerdotale di tutta la sua vita.

Proprio perché volle aderire alla volontà di Dio accettò per obbedienza l’Episcopato, sebbene con animo trepidante; e con timore e tremore si assoggettò al peso del Sommo Pontificato. Nella totale adesione alla divina volontà sopportò sempre con animo forte le più gravi aggressioni contro la Sede Apostolica. Sempre camminando sotto lo sguardo di Dio, come se lo vedesse coi propri occhi, trovò nella preghiera un sostegno in tutte le difficoltà e i dolori che veramente trasformarono il suo lungo pontificato in una lunga Via Crucis.

LA CARITA’ ANIMATRICE DELLA RELIGIOSITA’ – LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

Come negli anni 1846-1848 Pio IX aveva creato e dato, organismi laici allo Stato Pontificio inaugurando la stagione delle “Riforme” e di quel rinnovamento socio-politico che tanto entusiasmo suscitò in Italia e nelle Nazioni d’Europa e del mondo, così con risolutezza si dedicò alla costruzione del Regno di Dio cioè della Chiesa con azione vigorosa, graduale e incessante.

Dice San Tommaso d’Aquino che: “L’amore verso di Dio non è ozioso. Se c’è fa grandi cose. Se rifiuta di operare non è amore. La testimonianza dell’agire infatti è la prova dell’amore”. (San Tommaso d’Aquino – Sull’Epistola agli Ebrei – lett. 12 – Ed. CAI, num. 211).

Pertanto nel cammino quotidiano della fede quanto più la carità è grande, tanto più è operosa.

Dalla carità verso Dio e verso il prossimo ha origine tutta la operosità di Pio IX. Dalla carità gli venne la fortezza, per mezzo della quale sostenne tutte le avversità con animo sereno, tanto che il suo buon umore rimase proverbiale.

Poiché egli era il Sommo Pontefice, la sua vita spirituale si trasfuse nel popolo cristiano per mezzo delle sue parole e delle sue azioni. Gli storici non esitano a dire che sotto il regno di Pio IX il popolo cristiano aveva riscoperto lo stesso Cristo come centro di tutta la spiritualità cattolica. (Cfr. Aubert-Martina – Il Pontificato di Pio IX, vol II, pag. 714).

Dato a Cristo il posto principale e alla Vergine il compito di guida e ausiliatrice, egli rinnovò dalle fondamenta la religiosità dei cattolici, sì da farla rifiorire.

Pose così le basi dell’attuale vita di fede e delle devozione cristiana ponendo Maria SS.ma al centro della storia della salvezza come Madre del Redentore della Chiesa e Regina dell’universo.

Promosse la devozione alla Madonna in modo straordinario e ne fu ricompensato dalla Vergine perché, quattro anni dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854), a Lourdes nel 1858 la SS.ma Vergine rivelò a Bernardette Soubirous di essere “l’Immacolata Concezione”. (Cfr. “Decreto sulle Virtù Eroiche del Servo di Dio Pio IX” – 6 luglio 1985).

Mai prima di allora, nella storia della Chiesa, la Madonna aveva confermato con la Sua parola il magistero del Sommo Pontefice.

La devozione alla Madonna in certo modo si deve considerare la principale caratteristica della spiritualità del Servo di Dio Pio IX; e questa non fu altro che una via più facile a Cristo. Egli era solito accostarsi al Sacro Cuore di Gesù per mezzo di Maria.

E questo contribuì enormemente al rinnovamento spirituale della Chiesa universale restituendole coesione e compattezza così da renderla più idonea e pronta a fronteggiare le sfide drammatiche del secolo ormai al tramonto.

Il rinnovamento spirituale mariano, particolarmente intenso in questo secolo e tale da donare un benefico influsso sulla pietà popolare rendendola più cristocentrica, trae le sue origini dalla devozione alla Madonna del Beato Pio IX. Quel rinnovamento della Chiesa nella santità del Figlio Gesù Cristo trova la sua ispirazione nel modello della risposta di fede di Maria SS.ma, Madre della Chiesa cui Giovanni Paolo II, recentissimamente ha affidato l’umanità secondo la richiesta fatta nelle Apparizioni di Fatima, ottantatré anni fa. (Cfr. Giorgio Rumi – Oss.re Romano dell’11 ottobre 2000 – 1a pagina).

FAMA DI SANTITA’ IN VITA E DOPO LA MORTE

La sua fama di santità che era già universalmente riconosciuta quando era in vita, fu conclamata apertamente anche da Santi oggi canonizzati.

La sua morte, il 7 febbraio 1878, fu considerata dalla Chiesa come la morte di un Santo. La fama della sua santità e dei suoi miracoli si è conservata integra ed anzi è aumentata, sempre, come risulta soprattutto in lettere numerosissime, inviate a Leone XIII e ai suoi Successori, nelle quali la canonizzazione di questo Pontefice “angelico” veniva insistentemente richiesta da Vescovi della Chiesa e da tanti fedeli.

San Pio X diede inizio alla Causa di Beatificaazione e autorizzò l’inizio dei processi diocesani a Roma. Spoleto, Senigallia, Imola e Napoli. In essi furono interrogati 243 testimoni.

Il 7 dicembre 1954, poi, su istanza di Mons. Alberto Canestri, Postulatore della Causa, osservate le prescrizioni canoniche su tale materia, il Papa Pio XII firmò di propria mano, come di norma, la istituzione della Commissione per la introduzione della Causa di Beratificazione.

Concluso il Processo Apostolico, il 28 giugno 1956, fu fatta l’esumazione del Servo di Dio il 23 settembre 1956 nella Basilica Patriarcale di San Lorenzo Fuori le Mura, dove il corpo incorrotto del grande Pontefice attende il giorno della Resurrezione.

Senza inoltrarmi nell’ulteriore iter processuale che può e deve essere trattato in altra sede e in altra occasione, vorrei concludere riferendomi a quanto il Beato Pontefice Giovanni XXIII, buon conoscitore, cultore e ricercatore della storia della Chiesa, pensava sul suo lontano predecessore Pio IX.

È oggi noto cosa il Beato Giovanni XXIII pensasse nell’indire il Concilio Vaticano II. Si ispirava al suo lontano predecessore Pio IX e, l’8 settembre 1960 affermava: “dalla contemplazione della figura mite e forte di Pio IX, traiamo ispirazione per inoltrarci di buon passo nella grande impresa del Concilio Vaticano II, che ci sta innanzi…” (cfr. Carlo Liberati, Oss.re Romano del 12 agosto 2000 – Pio IX nel pensiero e nella devozione di Papa Giovanni XXIII, p. 4).

Dunque l’accostamento tra i due Pontefici è legittimo perché storicamente fondato. Del resto Papa Giovanni XXIII che aveva un’ammirazione assoluta per Pio IX e che giungeva fino a venerarlo come “santo” ebbe a scrivere di lui: “Io penso sempre a Pio IX di santa e gloriosa memoria; ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione” (C. Liberati, Oss.re Romano, Art. cit. del 12.VIII.2000)

“Pio IX venne definito come personalmente santo, ma politicamente sprovveduto. A questo cliché, fondato sulla separazione nell’uomo tra la dimensione privata, santa, e quella pubblica, si ispira ancora oggi la storiografia più accreditata. Ma Pio IX non può essere scomposto: la politica in lui non si può scindere dalla religione, la vita privata da quella pubblica. Il suo pontificato è intimamente legato agli avvenimenti storici del suo tempo e di essi ci offre una profetica chiave di lettura.

La sua visione politica, non priva di ingenuità agli esordi del suo pontificato, si fece via via più lucida, soprattutto dopo le “svolte” storiche del 1848 e del 1859. Questa visione politica presupponeva una grande teologia della storia, fondata sull’antagonismo morale delle due città destinate a lottare fino alla fine dei tempi: la Civitas Dei, incarnata nella Chiesa cattolica, e la Civitas Diaboli, che nel secolo di Pio IX aveva assunto il ruolo della Rivoluzione italiana ed europea.

Pio IX comprese l’impossibilità di una conciliazione tra l’istituzione divina, a cui Gesù Cristo aveva affidato la missione di annunciare la Verità, e quelle forze rivoluzionarie, che si facevano portatrici di una radicale negazione della legge naturale e cristiana. Egli visse questo antagonismo come la scelta inconciliabile tra Cristo e Belial.

Pio IX fu oggetto, durante la vita e dopo la morte, di giudizi disparati, di sentimenti di amore e di ammirazione, e di attacchi passionali, di odio e di disprezzo Nessuna figura storica degli ultimi due secoli può dirsi forse tanto discussa, ma allo stesso tempo tanto poco conosciuta dagli stessi ambienti cattolici.

Per fare conoscere Pio IX occorre discuterlo; discuterlo significa interpretarlo, dare un significato alla sua vita pubblica sullo sfondo degli avvenimenti del suo tempo. Parlare di Pio IX significa dunque, necessariamente, interpretare attraverso la sua figura la storia della Chiesa e del suo tempo e di quel secolo che fu l’ottocento” (cfr. R. de Mattei, Pio IX, Piemme 2000, pp. 8-9).

Si apre avanti a noi un campo sconfinato di ricerca con la certezza di sorprese e scoperte perché ogni timore è destinato a dissolversi via via che ci si rivela la santità del Pontefice.

E lo studio ci aiuterà a sfatare leggende e luoghi comuni, a scrollarci di dosso il peso di una mediocre zavorra culturale imposta per un secolo dai cliché delle culture vincenti interessate a dare la loro versione.

L’Aubert uno dei maggiori studiosi di Papa Mastai, ha scritto: “Pio IX inaugura una serie di Papi contemporanei, che si sono preoccupati di rimanere sulla cattedra di Pietro come sacerdoti e pastori d’anime” (cfr. Oss.re Romano, del 3 sett. 2000; Pietro Borzomati. Pio IX, un’anima tesa a servire Gesù e la Chiesa).

Questo meritatissimo elogio dell’Aubert ci indica in Pio IX l’uomo di Dio e della Chiesa quello che poi ci interessa e che deve essere in gran parte scoperto.

Dilatò gli spazi della Chiesa cattolica fino ai confini del mondo inviando missioni per ogni dove, tanto da essere considerato il più grande Papa missionario degli ultimi 200 anni. Eresse e incoraggiò centinaia di Congregazioni Religiose maschili e femminili per l’educazione dei giovani, per l’istruzione professionale, per l’assistenza della gioventù abbandonata, per l’assistenza ai poveri e agli anziani. Intravide la questione sociale ormai in via di esplosione. Portò la Chiesa al largo sul mare dei tempi nuovi e la introdusse nell’epoca moderna. Era finito dopo oltre 1500 anni il potere temporale dei Papi ma grazie alla sua incrollabile fede continuava la primavera della Chiesa.

Gli eventi dell’ultimo trentennio ripropongono, a distanza di centocinquant’anni, il Magistero e la teologia della storia di Pio IX. La sua figura, apparentemente sommersa dalle rovine del potere temporale nel XIX secolo, grandeggia oggi sulle ben più vaste macerie della civiltà del XX secolo che si chiude. La solenne beatificazione di Pio IX, il 3 settembre 2000, non celebra solo l’eroicità delle sue virtù, ma innesca inevitabilmente un’analisi retrospettiva del ruolo storico del suo pontificato. E se l’eroismo nella vita privata viene chiamato santità, quello della vita pubblica si chiama grandezza. (cfr. R. de Mattei: Pio IX, Piemme, Casale Monferrato, 2000, pp. 10)

Carlo Liberati

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