Qui nuper

Quel moto di sedizione testé scoppiato in Italia contro i legittimi Principi, anche nei paesi confinanti con i Domini Pontifici, invase pure, come una fiamma d’incendio, alcune delle Nostre Province; le quali, mosse da quel funesto esempio e spinte da eccitamenti esterni, si sottrassero alla Nostra paterna autorità, cercando anzi, con lo sforzo di pochi, di sottoporsi a quel Governo italiano che in questi ultimi anni fu avverso alla Chiesa, ai legittimi suoi diritti ed ai sacri Ministri. Ora, mentre Noi riproviamo e lamentiamo questi atti di ribellione con i quali una sola parte del popolo, in quelle province così ingiustamente disturbate, risponde alle Nostre paterne cure e sollecitudini, e mentre apertamente dichiariamo essere necessario a questa Santa Sede il principato civile, perché senza alcun impedimento possa esercitare, nell’interesse della Religione, la sua sacra potestà (principato civile che i perversissimi nemici della Chiesa di Cristo si sforzano di strapparle), a Voi, Venerabili Fratelli, in così gran turbine di avvenimenti indirizziamo la presente lettera per dare qualche sollievo al Nostro dolore.

In questa occasione vi esortiamo anche affinché, secondo la provata vostra pietà e l’esimia vostra sollecitudine per la Sede Apostolica e la sua libertà, procuriate di compiere quello che leggiamo avere già prescritto Mosè ad Aronne, supremo Pontefice degli Ebrei: “Prendi il turibolo e spargi l’incenso sul fuoco prelevato dall’altare, e incamminati rapidamente verso il popolo per pregare per esso; infatti l’ira del Signore si è già messa in cammino e la ferita incrudelisce grandemente” (Nm 16,6-7). Del pari vi esortiamo a pregare, come già fecero quei santi fratelli Mosè ed Aronne i quali “con il volto chino dissero: O Dio, più forte di tutti i viventi, a causa dei peccati di alcuni la tua ira si sfogherà contro tutti?” (Nm 16,22). A questo fine, Venerabili Fratelli, vi scriviamo la presente lettera, dalla quale riceviamo non lieve consolazione, giacché confidiamo che Voi risponderete abbondantemente ai Nostri desideri ed alle Nostre cure.

Del resto, Noi dichiariamo apertamente che, vestiti della virtù che discende dall’alto e che Dio, supplicato dalle preghiere dei fedeli, concederà alla Nostra pochezza, soffriremo qualunque pericolo e qualunque dolore piuttosto che abbandonare in qualche parte il Nostro dovere apostolico e permettere qualsiasi cosa contraria alla santità del giuramento con cui Ci siamo legati quando, per volontà di Dio, salimmo, benché immeritevoli, a questa suprema Sede del Principe degli Apostoli, rocca e baluardo della Fede Cattolica.

Augurnadovi, Venerabili Fratelli, ogni allegrezza e felicità nel compiere il vostro dovere pastorale, con ogni affetto impartiamo a Voi ed al Vostro Gregge l’Apostolica Benedizione, auspice della celeste beatitudine.

Dato in Roma, presso San Pietro, il 18 giugno 1859, anno decimoquarto del Nostro Pontificato.

 

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